Maggiore peso al contratto aziendale e una Confindustria ancora più vicina alle imprese, e quindi più presente sul territorio, capace di rappresentare il mondo delle aziende italiane in base alle loro esigenze, ormai modificate dalla crisi, dalla globalizzazione, dal profondo cambiamento del concetto di fare impresa, anche con regole su misura.
Il mondo imprenditoriale sta ammiccando sempre più ai messaggi lanciati in questi giorni da Emma Marcegaglia su tale percorso.
“Vogliamo decidere che mestiere fare in futuro, adottando uno schema: rappresentanza dappertutto, ma servizi integrati”, ha detto la Marcegaglia in una recente intervista. “Dobbiamo uscire dal vecchio modello fordista, un format unico per tutti. In campo sindacale vuol dire aprire ai contratti aziendali, si fa rappresentanza quasi su misura, ma non scomparirà il contratto nazionale”. Cambiamenti accelerati dalla vicenda Fiat ma che Confindustria, ha ribadito la presidente, aveva già avviato, ricordando che “le idee le avevamo già”.
L’esigenza di legare salario e produttività è di tutte le imprese, anche arrivando, ha aggiunto la Marcegaglia, alla partecipazione agli utili.
A questo si aggiungerà nei prossimi mesi una riforma di Confindustria: più snella, più federalista, meno convegni e più servizi integrati, missioni all’estero mirate e di filiera. Appena eletta, era stato uno dei suoi impegni, poi la crisi ha imposto altre priorità. “Ora è arrivato il momento di cambiare” era stato l’esordio.
E a chi prefigurava una perdita di ruolo di Confindustria, ha risposto con i dati: dal 2007 le imprese associate sono aumentare del 10,9% e del 13% se si calcolano i dipendenti.
L’attenzione ora è su Federmeccanica, che ha da poco lanciato la proposta di un contratto aziendale alternativo a quello nazionale. Gli imprenditori della categoria, però, sostengono che è concettualmente sbagliato ipotizzare l’uscita di Federmeccanica da Confindustria, inoltre lo è ancora di più prevedere una diretta conseguenza in termini di impatto economico sulla confederazione, perché Federmeccanica non è un contribuente diretto, visto che le aziende versano i contributi attraverso le associazioni territoriali.
Marco Notari