Veltroni: Berlusconi chiarisca o si dimetta

Ha dovuto aspettare un po’ l’ex segretario del Pd, ma alla fine il suo momento è arrivato. O per meglio dire, è tornato. Walter Veltroni ha aperto questa mattina a Torino la convention organizzata da Movimento democratico, la “corrente” interna al Pd animata insieme a Gentiloni e Fioroni, per rimarcare l’esigenza di tornare protagonisti sulla scena politica, affermandosi come primo partito del Paese.

Una missione quasi impossibile per uno schieramento da sempre segnato da scissioni e distinguo, nella quale però l’ex sindaco di Roma sembra credere molto. Pur riconoscendo le oggettive difficoltà: “Dobbiamo dirci la verità – ha ammesso Veltroni – oggi gli italiani non credono ancora che da noi, dal nostro partito e più in generale dal centrosinistra possa giungere la risposta ai loro problemi, ai problemi del Paese. Per questo bisogna proporre una visione del futuro, un progetto coraggioso di cambiamento e una proposta di governo autorevole, credibile e affidabile”.

Come fare? Per l’ex segretario del Pd l’ambizioso obiettivo – quello di diventare il primo partito italiano – potrà essere centrato se verranno rispettate tre condizioni: “La prima – ha detto – è quella di liberarci dalla tentazione di opporre al populismo berlusconiano un altro populismo uguale e contrario; la seconda è quella di affrancarci dall’illusione frontista di costruire schieramenti eterogenei accomunati dall’essere contro l’avversario, ma incapaci di reggere la prova del governo e la terza – ha aggiunto Veltroni – è il coraggio dell’innovazione“.

“Il motto dei democratici – ha continuato l’animatore di Modem – non può essere difendere ma cambiare. In un mondo nel quale tutto cambia velocemente, se i democratici si chiudono in difesa, non potranno impedire il cambiamento. Semplicemente dovranno rassegnarsi a subirlo, a vederlo procedere sulla base di valori e interessi altrui, anziché essere loro, almeno in parte, a produrlo, guidarlo e orientarlo”.

Inevitabile una considerazione piccata sugli ultimi accadimenti che hanno portato alla ribalta il cosiddetto Rubygate: “O Berlusconi può chiarire tutto davanti ai magistrati, e non credo che sarà in grado di farlo – ha scandito l’ex sindaco capitolino – oppure per una volta non pensi a se stesso ma a 60 milioni di italiani e faccia un passo indietro e si dimetta. Le sue parole sono state agghiaccianti: abbiamo visto un uomo di governo che minaccia i giudici e la cosa più grave è che lo ha fatto davanti al tricolore. Quel tricolore per il quale molti magistrati – ha affondato il democratico – hanno dato la vita”.

Da qui la proposta per il futuro: “In questi mesi – ha ricordato Veltroni – ho sostenuto che andare a votare in questo clima e con questa legge elettorale sarebbe la peggiore delle soluzioni. E lo confermo. Ce n’è una soltanto di soluzione ancora peggiore: la livida prosecuzione di un governo al tempo stesso inesistente e pericoloso, con un ulteriore imbarbarimento della situazione nazionale”.

“In questo caso sì – ha continuato l’ex segretario del Pd – credo che le opposizioni, unite, dovrebbero chiedere le elezioni. Ma sarebbero elezioni che non si possono perdere. Per questo solo un appello voglio rivolgere a tutti noi. Non si ripeta mai più il tragico errore del ’94 quando le divisioni nel campo democratico – ha ricordato Veltroni – spianarono la strada all’avventura berlusconiana”.

Maria Saporito