Il richiamo di Benedetto XVI: No a falsi profili su Facebook.

Le parole di Benedetto XVI, in occasione della quarantacinquesima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, hanno tutte le carte in regola per ritagliarsi un ruolo importante nel rapporto tra pensiero religioso, spiritualità e virtuale.

E’ un Papa che sceglie di dire la sua su un fenomeno, quello della comunicazione all’epoca del web 2.0, che lui stesso definisce di una portata tale da rafforzare «la convinzione che, come la rivoluzione industriale produsse un profondo cambiamento nella società attraverso le novità introdotte nel ciclo produttivo e nella vita dei lavoratori, così oggi la profonda trasformazione in atto nel campo delle comunicazioni guida il flusso di grandi mutamenti culturali e sociali».

Ratzinger sembra citare il sociologo canadese Marshall McLuhan, parafrasandone la massima “Il mezzo è il messaggio“, quando sostiene che «le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale. Con tale modo di diffondere informazioni e conoscenze, sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione».

Ma l’intervento del pontefice entra anche nel merito del ruolo della spiritualità al tempo dei bit. Ed è proprio in questo campo che il pensiero di Benedetto XVI sembra perdere forza, risultando fin troppo – e la cosa non stupisce di certo – conservatore.

Prima si è lasciato andare a un confronto ravvicinato tra verità cristiana e social network, Benedetto ha azzardato che «Cristo è la risposta piena e autentica a quel desiderio umano di relazione, di comunione e di senso che emerge anche nella partecipazione massiccia ai vari social network», per poi esprimere una posizione che sicuramente sarà oggetto delle attenzioni di quella parte della critica che vede nella socialità virtuale, non solo una protesi di ciò che succede nella realtà, ma anche un laboratorio dove sperimentare i propri Sé alternativi, un’occasione per lasciare fluire quella parte di noi che rimane repressa dalle costrizioni della quotidianità.

Papa Ratzinger ha dichiarato: «Il coinvolgimento sempre maggiore nella pubblica arena digitale, quella creata dai cosiddetti social network conduce a stabilire nuove forme di relazione interpersonale, influisce sulla percezione di sé e pone quindi, inevitabilmente, la questione non solo della correttezza del proprio agire, ma anche dell’autenticità del proprio essere. La presenza in questi spazi virtuali può essere il segno di una ricerca autentica di incontro personale con l’altro se si fa attenzione ad evitarne i pericoli, quali il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l’eccessiva esposizione al mondo virtuale. Nella ricerca di condivisione, di ‘amicizie’, ci si trova di fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio “profilo” pubblico».

Si parla di virtualità ma i temi di discussione sono sempre quelli: morale (cattolica), valore delle illusioni, verità rivelate per fede.

Chissà se Cristo avrebbe messo il fatidico mi piace sul profilo di Benedetto XVI?

Quello reale, chiaramente.

Simone Olivelli