Maroni, mano tesa all’opposizione: torniamo a parlare del Paese

“Provo fastidio e imbarazzo quando giro le pagine dei giornali dedicate al caso Ruby“. Comincia così la lunga lettera che ieri il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha scritto sul Corriere della Sera per consegnare ai lettori la sua fotografia del momento. E per lanciare un appello rivolto alle opposizioni che ha spiazzato un po’ tutti e ha insinuato il dubbio che il leghista stia tessendo una tela tesa a disegnare nuovi scenari.

“Il caso Ruby – ha argomentato Maroni – ha ridato fiato a quell’antiberlusconismo manicheo ed elitario che spopola nei talk show ma non riesce mai a trasformarsi in rivoluzione popolare. Un antiberlusconismo inconcludente che ha già fallito la prova della sfiducia parlamentare al governo, che non porterà alle dimissioni di Berlusconi ma, anzi – ha notato – contribuirà a rafforzare la compattezza e la tenuta della maggioranza”.

Eppure, ha precisato il ministro, esistono le ragioni di un’intera popolazione (a partire da quella padana) che vanno difese e tutelate e che impongono di occuparsi di cose serie: “Sosteniamo lealmente la maggioranza di cui facciamo parte – ha ricordato il responsabile degli Interni – ma dopo l’abbuffata di culi e tette nel caso Ruby vogliamo tornare alle cose che interessano i cittadini: chiediamo a tutti (maggioranza e opposizione) di deporre le armi della sfida quotidiana su teoremi, complotti e persecuzioni e di tornare ad occuparci a tempo pieno – ha aggiunto – di quello per cui siamo stati eletti, affrontare i problemi e risolverli”.

Una mano tesa inaspettatamente a tutti per centrare quegli obiettivi che – secondo il leghista – sono ormai improcrastinabili: la riforma della giustizia, la rivoluzione liberale, la sfida contro la concorrenza globale e, ovviamente, il federalismo “che tenta di affermare la sua modernità tra le mille insidie di apparati e lobby onnivore”. Obiettivi che non possono essere raggiunti da soli, ma con la convinta collaborazione di tutte le forze responsabili del Paese, invitate dal ministro a “staccarsi dal buco della serratura” per “definire rapidamente con governo e maggioranza un piano straordinario di misure economiche e finanziarie “.

Ma l’appello del leghista ha trovato tiepidi consensi: “La sua proposta è quanto meno singolare – ha commentato ieri la vicepresidente del Pd Marina Sereni – Il suo appello è tardivo e comunque mal indirizzato: se c’è qualcuno a cui oggi la Lega deve chiedere un sussulto di responsabilità quello è Berlusconi”. Concetto rimarcato da Maurizio Migliavacca, responsabile dell’area Organizzazione del Pd: “Se l’Italia oggi è bloccata e ingovernata – ha detto – la colpa ricade sul governo e sulla sua maggioranza. E di questa grave situazione la Lega porta una responsabilità enorme. Se si vuole dare una svolta non servono generici appelli – ha continuato il democratico – ma un progetto che segni la riscossa del Paese di fronte a un degrado etico, civico e politico in cui Berlusconi ci ha trascinato in questi anni”.

Non è andata meglio con i dipietristi: “L’analisi del ministro dell’Interno – ha osservato l’europarlamentare Luigi De Magistris – è largamente condivisibile ma purtroppo si squalifica totalmente per via del pulpito da cui proviene. Se ha un pizzico di coerenza, Maroni rivolga il suo appello a Berlusconi“.

Porta semichiusa, infine, dai futuristi, che con Adolfo Urso hanno definito “apprezzabile” la proposta avanzata da Maroni. “Seppure – hanno precisato – si tratta di un’ipotesi percorribile solo nel caso in cui il premier si presenti nelle sedi competenti per spiegare quanto accaduto”. Dunque, a ben vedere, irrealizzabile.

Maria Saporito