Non cita mai il premier Silvio Berlusconi, né fa riferimento al recente scandalo Ruby. Eppure sembra chiara l’identità del destinatario dell’ennesimo monito giunto dalla Chiesa.
A farsene interprete è il cardinale Angelo Bagnasco, che da Ancona, dove si riunisce il Consiglio permanente della Cei, rivolge un invito a tutti gli ”attori della scena pubblica”, a cui l’Italia ”guarda sgomenta”, respirando un ”evidente disagio morale”.
Il richiamo va, allora, a ”chiunque accetta di assumere un mandato politico”, visto che ”deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda” all’articolo 54.
Bisogna mettersi alle spalle ”la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale”. Una fase, sottolinea Bagnasco, in cui ”i poteri” dello Stato ”si tendono tranelli”, in una ”logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni”.
L’alto rappresentante ecclesiastico auspica, pertanto, che non venga meno l’equilibrio istituzionale, nel momento in cui si ”moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci – veri o presunti – di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza”, mentre ”qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine”.
Il presidente della Cei dimostra di non ritenere infondato il rischio che si passi da ”una situazione abnorme all’altra”, mettendo a repentaglio l’equilibrio e ”l’immagine generale del Paese”. Da qui la necessità di ”auto-limitarsi” e di ”mantenersi” saggiamente ”entro i confini invalicabili delle proprie prerogative”.
In caso contrario, avverte Bagnasco, ”nessuno ricaverà realmente motivo per rallegrarsi, né per ritenersi vincitore” nell’ottica di una ”reciproca delegittimazione”.
E’, allora, ”necessario fermarsi – tutti – in tempo, fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate”, per dare ”ascolto” alla voce di un Paese che chiede di essere guidato ”con lungimiranza ed efficacia, senza avventurismi”, conclude il presidente della Cei.
Raffaele Emiliano