Sono arrivate ieri agli uffici della Procura di Milano le carte della difesa, inviate da Niccolò Ghedini e Pietro Longo, i legali di Silvio Berlusconi indagato per prostituzione minorile e concussione. Decine e decine di pagine che conterrebbero una trentina di testimonianze. Secondo quanto rivela oggi Il Fatto Quotidiano fra le prove depositate in Procura ci sarebbero una decina di verbali riguardanti alcune ragazze presenti ai festini di Arcore, una ventina di ospiti presenti in quelle serate, nonché testimonianze rese dal personale della sicurezza.
Gli stessi legali del premier hanno inoltre presentato alla Giunta per le Autorizzazioni alla Camera una memoria di tre pagine nella quale si ribadisce l’assoluta incompetenza del Tribunale di Milano ad occuparsi del caso Ruby. L’elemento che si contesta ai Pm resta quello della telefonata del Premier in Procura, dopo la quale Ruby fu affidata a Nicole Minetti. Ghedini e Longo continuano ad affermare che Berlusconi agì in qualità di Premier. Quindi a giudicarlo dovrebbe essere il Tribunale dei Ministri. I magistrati, invece, sostengono che il Cavaliere ha abusato della sua qualità di Presidente del Consiglio, e quindi il processo va istruito a Milano: “Andremo avanti” avevano detto venerdì Ilda Bocassini, Pietro Forno e Antonio Sangermano, i pm che stanno indagando sul caso.
E che ora hanno tra le mani le carte della difesa. Ieri Pietro Longo è tornato sulla questione della competenza, sostenendo che “visto che la concussione è un reato contro la Pubblica Amministrazione, compiuto cioé da un Pubblico ufficiale riteniamo che la competenza debba essere necessariamente del Tribunale dei Ministri”. Tesi che per ora non ferma la Procura di Milano, la quale ieri ha interrogato nuovamente Nadia Macrì, la escort di Reggio Emilia che ha raccontato dei rapporti sessuali a pagamento con il Premier, e di aver visto Ruby prendere dei soldi dal Presidente del Consiglio. Il nuovo interrogatorio è stato ritenuto necessario per via della prima deposizione, avvenuta venerdì scorso, nella quale la stessa Macrì era stata giudicata “confusa e non lineare” nel suo racconto.
Se, infatti, ad Annozero aveva detto di essere sicura di aver visto Ruby ad Arcore, ai magistrati ha dichiarato di non avere la certezza che la ragazza “dalla pelle scura, con seno grosso e ubriaca” fosse proprio la minorenne marocchina.
E proprio intorno a Ruby ruota un altro mistero della difesa. E’ stata interrogata da Ghedini e Longo? A detta del primo non ci sarebbero stati mai contatti se non per vie traverse. Lo stesso Ghedini, infatti, sostiene di aver inviato a Massimo Dinoia (legale di Ruby) le domande che avrebbe voluto sottoporre alla ragazza. Raccolte le risposte, queste sarebbero state trasmesse a Ghedini il 3 novembre 2010.
Ma allora chi interrogò Ruby il 6 Ottobre 2010? Quel giorno Luca Risso, proprietario dell’Albikokka e del Fellini, viene intercettato a Milano mentre comunica via sms con la sua fidanzata: “Sono nel mezzo di un interrogatorio allucinante… C’è Lele, l’avv., Ruby, un emissario di Lui, una che verbalizza…”. “Il giallo – conclude oggi Il Fatto Quotidiano – resta aperto.”
Cristiano Marti