Dal Pdl un ddl contro le intercettazioni illegittime

Una presa di posizione netta contro i pm “indisciplinati”, che fanno incetta di intercettazioni, violando la privacy dei cittadini. Il disegno di legge depositato alla Camera lo scorso 28 ottobre dal pidiellino Luigi Vitali si ripromette di “regolamentare” l’uso delle intercettazioni telefoniche e ambientali, promuovendo un giro di vite destinato a far parlare di sé.

A ben guardare, il testo vergato dall’ex sottosegretario alla Giustizia in pieno Rubygate sembra essere stato concepito per lo specifico caso. Perché? Tra i capisaldi del ddl proposto da Vitali – e sottoscritto da altri 29 esponenti della maggioranza – il divieto per i pm e i gip ritenuti non competenti territorialmente e funzionalmente di autorizzare intercettazioni. Gli eventuali trasgressori potranno essere sottoposti a procedimenti disciplinari stabiliti dal ministro della Giustizia: un’avvertenza che ricorda le parole scandite qualche giorno fa dal presidente del Consiglio, che in un videomessaggio ha annunciato l’arrivo di severi provvedimenti per alcuni magistrati, definiti addirittura “eversivi”.

Non solo: il testo proposto da Vitali, che potrebbe giungere presto in commissione Giustizia alla Camera, prevede anche che le persone sottoposte a intercettazioni che risultino completamente estranee alle accuse ipotizzate contro di loro possano beneficiare di un indennizzo. Una sorta di risarcimento per l’intercettazione subita ingiustamente, che potrà raggiungere anche la cifra tonda di 100 mila euro versati – ovviamente – dai soliti pm incauti e indisciplinati.

Ma a mettere la ciliegina sulla torta sarebbe la norma transitoria che renderebbe la legge proposta da Vitali retroattiva. In pratica, qualora il ddl venisse approvato e convertito in legge avrebbero diritto al suddetto risarcimento anche coloro che sono stati coinvolti in indagini risalenti a 5 anni prima della sua entrata in vigore.

“È innegabile che soprattutto negli ultimi anni – ha spiegato Luigi Vitali – vi sia stato un abuso dello strumento delle intercettazioni che, da un lato, è enormemente costato alle casse dello Stato e, dall’altro, è stato largamente invasivo del diritto costituzionale alla riservatezza nei confronti di numerosissimi cittadini, che – ha continuato – sono usciti dalle rispettive vicende dopo essere passati nel ‘tritacarne’ mediatico e giudiziario. Il Parlamento è stato fino a oggi incapace di dettare una disciplina che regolamentasse la materia, ma sono convinto – ha concluso – che il mio ddl sarà approvato”.

“Pur di distrarre l’opinione pubblica dalle gravi imputazioni di concussione e sfruttamento della prostituzione che vedono il premier coinvolto – ha invece commentato Donatella Ferranti, responsabile Giustizia del Pd – cercano di alimentare un clima d’odio e una indebita pressione sulla magistratura“.

Maria Saporito