Ha preso il via ieri, con l’intervento di Giovanna Melandri (PD), la discussione parlamentare relativa alla mozione di sfiducia presentata contro il ministro Bondi dalle opposizioni; solamente nella serata di oggi, però, si chiarirà se la votazione finale, come richiesto dall’Udc, sarà spostata alla prossima settimana.
I parlamentari centristi, infatti, avevano auspicato uno slittamento spiegando che alcuni deputati nei prossimi giorni non potranno essere presenti in aula perché impegnati, presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo, nella votazione di un documento contro le persecuzioni dei cristiani.
La richiesta dell’Udc, su cui saranno chiamati ad esprimersi tutti i partiti in occasione della riunione dei capigruppo presieduta nel pomeriggio dal Presidente della Camera Gianfranco Fini, ha incassato, intanto, il parere negativo del diretto interessato Sandro Bondi.
“Un ulteriore rinvio del voto sarebbe intollerabile. – ha spiegato il ministro della Cultura, come riportato dalle agenzie a metà mattinata – C’e’ un limite anche a giocare con la dignita’ delle persone per squallide ragioni di interesse politico“.
E’ certo, in virtù di un banale calcolo matematico, che l’assenza di un manipolo di deputati centristi in occasione del voto gioverebbe non poco al destino di Bondi, altrimenti nelle mani di un’aula dove PdL e Lega, con il neonato gruppo dei “Responsabili”, dovranno garantirsi la presenza di tutti i deputati per sperare di riconfermare la maggioranza di 3 voti conquistata con il voto di fiducia dello scorso 14 dicembre.
La centralità del voto sul ministro Bondi, tra l’altro, ben si comprende dal fatto che un esito diverso, con il via libera della Camera alla mozione di sfiducia, segnerebbe a fondo anche il prosieguo della legislatura, in quanto verrebbe meno quell’elemento di affidabilità della maggioranza, per quanto risicata, su cui hanno poggiato nelle ultime settimane tutti i disegni per il futuro di Berlusconi come della Lega Nord.
Mattia Nesti