Si presenta in modo gentile e pacato il noto cantautore Eugenio Finardi, con la sua camicia nera d’ordinanza e i capelli bianchi raccolti nel codino. Siamo al Blue Note il tempio della musica jazz per antonomasia; locale noto ai milanesi, e non solo, per la tipologia di concerti di grande eleganza attraverso il quale si è sempre contraddistinto.
Finardi si appresta ad intraprendere le prove generali prima del concerto, mentre i musicisti sono già sul palco ad attenderlo ci concede una piacevole chiacchierata che rimbalza fra svariati argomenti nonostante il perno centrale sia sempre la musica, o forse sarebbe meglio dire “l’arte” di realizzare cose belle.
Uno sperimentatore che ha “assaggiato” davvero moltissimi generi musicali ma ci rivela che da alcuni si è tenuto ben lungi in quanto li considera “inutili”. Importante è l’esperienza scaligera, nella quale Finardi si è appena cimentato con lo spettacolo per bambini “I cavoli a merenda“. La possibilità di calcare questo prestigiosissimo palco assume una valenza di duplice soddisfazione per il musicista, oltre alla soddisfazione personale si aggiunge anche quella, ben più profonda, di sublimare il desiderio di cantare nel Teatro del Piermarini che ha accompagnato per tutta la vita una persona tanto cara ad Eugenio; ed è proprio tramite lui che questa persona speciale ha potuto in qualche modo rendere il proprio sogno quasi materia tangibile.
E poi il percorso di strada fatto insieme a Fabrizio De Andrè che gli ha lanciato una “maledizione” amichevole che Finardi ha visto, suo malgrado, realizzata.
Infine qualche amara considerazione circa l’attuale situazione in cui versa il nostro Paese, l’espressione della preoccupazione che il cantautore prova nei confronti dell’Italia ma, soprattutto, di chi la sta governando.
Con l’augurio di vedere avverato il suo nuovo sogno professionale, che il musicista ci ha svelato proprio al termine dell’intervista, ringraziamo Eugenio Finardi per la cortese disponibilità.
Valeria Panzeri