“Arrivano segnali contraddittori anche dalla Confindustria sull’auspicabilità dell’applicazione del metodo Marchionne nelle relazioni industriali e nel modo attraverso il quale è possibile uscire dalla crisi economica e sociale che attanaglia anche la nostra regione”. Così il segretario generale della Cgil dell’Umbria, Mario Bravi, si è espresso riguardo all’apertura della Confindustria umbra al modello Marchionne, chiedendo, inoltre, alla stessa confederazione “risposte chiare su alcuni aspetti che consideriamo di importanza fondamentale”.
“La nostra Regione – spiega Bravi -, pur avendo salari e stipendi di circa il 10% inferiori alla media nazionale, sta subendo in maniera pesante, più di quello che succede nella media del nostro Paese, gli effetti della crisi economica strutturale”. Dato, questo, indicato anche da Confindustria sui posti di lavoro persi e dalla Cgil sulla Cig, “che ci dice – precisa il segretario – che la tendenza all’aumento della Cassa Integrazione nella nostra regione è la più alta a livello nazionale”.
Per Bravi, quindi, “il cosiddetto metodo Marchionne non dà nessuna risposta ai problemi seri che attraversano i nostri territori. Uscire dalla crisi abbassando il grado delle tutele e dei diritti – aggiunge – non solo è ingiusto, ma del tutto inadeguato dal punto di vista dell’analisi della fase che attraversiamo”.
Il leader Cgil sottolinea poi il fatto che “la sottoscrizione dell’Alleanza per l’Umbria, condivisa da tutte le parti sociali, comporta la scelta del riconoscimento reciproco e del confronto finalizzato alla sintesi”. Il tutto, secondo il sindacalista, è assolutamente incompatibile con il ‘metodo Marchionne’, basato, al contrario, “su un autoritarismo di fondo”. Per tutti questi motivi, “tutti i sottoscrittori del patto, a partire dalla Confindustria dell’Umbria”, dovrebbero evitare di cadere in “simili tentazioni”.
Bravi ribadisce ancora una volta la necessità di un nuovo sviluppo economico e sociale della regione, di una fase di espansione e qualificazione produttiva “con al centro il Piano straordinario per il lavoro, che dia risposte vere ai bisogni e ai diritti dei giovani, delle donne e di tutte le fasce più deboli del mercato del lavoro”.
Per tutto ciò, lo sciopero generale dei metalmeccanici di domani ha, a parere di Mario Bravi, una “valenza fondamentale per aprire un percorso nuovo di sviluppo che sconfigga l’autoritarismo, la logica della deroga e dell’attacco al contratto nazionale. Per affermare – conclude – il ruolo e la funzione della democrazia a partire dalla proposta sulla rappresentanza presentata dalla Cgil nazionale”.
Mauro Sedda