Caso Ruby, Anm contro ‘il Giornale’: “Il ‘metodo Mesiano’ non ci intimidisce”

”Il ‘metodo Mesiano’ (il giudice civile che impose al gruppo Fininvest un mega risarcimento nella causa Imi-Sir e per questo fu spiato per giorni, ndr) non ci intimidisce e non ci intimidirà”. A dichiararlo è il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, che ha voluto così esprimere “solidarietà da parte dei magistrati ai colleghi di Milano e, in particolare a Ilda Boccassini”, che il quotidiano ‘Il Giornale’ ha messo oggi in prima pagina per un caso di 30 anni fa, in un articolo intitolato ‘Amori privati della Boccassini’. ”La collega – dichiara Palamara – ha avuto l’unica colpa di fare ciò che le impone la Costituzione: cioè applicare la legge. L’attacco odierno – aggiunge il presidente dell’Anm – è ancor più grave e inaudito perché l’inchiesta milanese non è portata avanti da un solo magistrato ma da tre di cui uno è il procuratore capo. Da qui – sottolinea Palamara – l’importanza della difesa che a questo punto riguarda l’intera categoria dei magistrati. Se intimidire è l’obiettivo di un quotidiano non nuovo a questi atti, sappia che questi metodi non ci scalfiranno”.
Il cosiddetto ‘metodo Mesiano’, a detta del sindacato delle toghe, è ”ancor più pericoloso per la democrazia e lo Stato perché mette in discussione il compito che la stessa Costituzione affida ai magistrati che ogni giorno sono impegnati in processi anche con pericolosi criminali”.

Il presidente dell’Anm pone, dunque, l’accento sul rischio che si corre personalizzando le critiche e puntando il dito non contro la sostanza dei procedimenti ma contro la persona del magistrato ”con fatti, come in questo caso, di trenta anni prima e del tutto scollegati dai fatti odierni. Ricordo poi – conclude Palamara – che quei fatti hanno visto la collega assolta del tutto dal procedimento disciplinare senza che su quel quotidiano ve ne sia traccia. Ripeto che davanti a questi fatti così gravi non arretreremo di un millimetro”.

“Pieno sostegno e apprezzamento nei confronti dei colleghi coassegnatari del procedimento i quali, senza esenzione alcuna dai turni e dall’attivotà ordinaria, hanno compuiuto e stanno compiendo con tempestività e rigore professionale attività d’indagine ai sensi dell’articoli 326 e 358 cp”, arriva anche dal procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati.

“Ogni attività della magistratura, e dunque anche quella della Procura della Repubblica di Milano, in un ordinamento democratico è soggetta alla valutazione e alla critica della libera stampa”, dichiara il procuratore, precisando tuttavia che “le campagne di denigrazione e l’attacco personale ai magistrati si qualificano da soli e in un sistema di civile convivenza devono essere un problema per chi ne è autore e non per chi ne è vittima”.
Infine, considerando “la delicatezza della vicenda – si legge ancora nella nota di Bruti Liberati – il procuratore segue costantemente e compiutamente tutta l’attività d’indagine, di cui ha assunto personalmente il coordinamento e conseguentemente piena responsabilità. Le richieste e le note di trasmissione degli atti, dirette alla Camera dei Deputati – conclude il capo della Procura di Milano – sono state firmate dal procuratore della Repubblica. I due inviti a comparire, firmati dai magistrati coassegnatari, sono stati vistati dal procuratore, pur non essendo richiesto il visto per tali tipo di atti”.

“Il linciaggio mediatico nei confronti della Bocassini continua. I giornali di famiglia proseguono con il metodo Boffo nel tentativo di punire i magistrati e di intimidirli, partendo dal magistrato più esposto. La colpa della Bocassini? E’ quella di avere i capelli rossi così come la colpa del giudice Mesiano era quella di avere i calzini turchesi“, è il commento sulla vicenda che giunge dal portavoce dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando.

Raffaele Emiliano