Gennaio 2011. A 2 anni dal primo parco eolico Off-shore tedesco la Francia di Sarkozy annuncia il lancio di un bando per la realizzazione di una centrale eolica di grosse dimensioni sulle sue coste. I parchi eolici off-shore sono installazioni di mulini o aerogeneratori posizionate lontano dalla costa di mari o laghi. Questi impianti prevedono di sfruttare le correnti generate dai venti marini e vengono scelti come luoghi di installazione zone ad alta ventosità.
La Francia non è l’unica nazione europea a pensare ad un futuro eolico affiancato al mare; anche Gran Bretagna e Spagna, accanto alle più esperte Norvegia, Olanda e Danimarca, sono nazioni interessate all’installazione di nuovi parchi off-shore o all’ampliamento degli impianti già precedentemente realizzati sul loro territorio costiero. La Germania che è entrata nel settore dell’eolico marino solo dal 2008 era frenata dai costi, ma la produttività delle realizzazione estere sembra che l’abbia convinta ad allinearsi alle altre nazioni che già avevano provveduto a creare questo tipo di risorsa energetica.
Il parco francese dovrebbe essere realizzato nella località di Saint-Nazaire, una cittadina che si affaccia sulla costa atlantica. Le richieste progettuali indicano come dimensionamento circa 3000MW. Per il progetto è stata stabilita una tempistica stretta che prevede già a metà di quest’anno la presentazione delle proposte mentre per la realizzazione si andrebbe al 2012.
La Francia inoltre avrebbe come obiettivo quello di raggiungere e superare il 20% del totale di produzione energetica tramite fonti rinnovabili, entro la data del 2020, data indicata dalla comunità Europea come obiettivo per la diversificazione della produzione di energia dei paesi della UE. Nei progetti francesi ci sarebbero inoltre 600 turbine eoliche da realizzarsi per il 2015 sulla Manica e altre installazioni per portare la produzione futura ai livelli del 20% desiderato.
Purtroppo anche in questo caso la voce dell’Italia non si fa sentire e i progetti e le piccole realizzazioni attuali sembrano non rappresentare per l’Europa che una minima parte della produzione di energia totale. Come sempre nel Bel Paese a pesare è un opinione pubblica che non sembra ancora pronta per questo tipo di tecnologia, sia paesaggisticamente, sia normativamente.
La speranza comunque è che le installazioni siano eseguite a regola d’arte e non distruggano gli ecosistemi marini su cui si devono appoggiare. E’ auspicabile, inoltre, che lo sforzo di tutta l’Europa sia di esempio anche alle altre nazioni mondiali che si affacciano sul mondo dell’energia rinnovabile.
I.T.