Terzo Polo, Casini: “Spetta a noi, non ai pm, liquidare questa fase politica”

Guai a pensare di affidare ai giudici la liquidazione di una fase politica che è fallita, sarebbe una sconfitta enorme per la politica e la certificazione dell’alterazione delle regole della democrazia”.

Dalla convention del Terzo Polo a Todi, il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, si dice “convinto che non possiamo accettare che la soluzione politica possa essere lasciata in mano alle vicende giudiziarie”.

“La prima Repubblica non è caduta per Tangentopoli – sottolinea – Forse quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso ma si erano esaurite le condizioni storiche e politiche che sono state alla base di quell’esperienza. Bisogna mettere a fuoco che la soluzione politica alla crisi che c’è oggi in Italia possa essere lasciata in mano a vicende giudiziarie”.

“Dobbiamo essere sereni – aggiunge Casini – il nuovo polo deve essere una grande forza tranquilla che distingue la polemica e la politica e così come la prima repubblica non è stata liquidata dai magistrati, così oggi il problema è tutto politico. Siamo venuti qui per strade diverse, il nostro compito però è tutto da ritrovare nella responsabilità che ci è affidata di chiudere una fase della nostra storia, una fase che va chiusa perché è fallita politicamente”.

L’esponente centrista dice che non vuole intervenire sulla vicenda della casa di An, definita “una trappola mediatica per non parlare di Arcore”.

“Il nostro compito è unitario per chiudere una fase di questa nostra storia”, spiega Casini. “Io non cado nella trappola di difendere Gianfranco Fini o di parlare di Gianfranco Fini”, perché “si tratta semplicemente di una trappola mediatica costruita a tavolino per spostare l’attenzione dai festini di Arcore. Fini – rimarca Casini – è un Presidente della Camera impeccabile e a differenza di Berlusconi si affida al giudizio della magistratura”.

Secondo il numero uno dell’Udc, Berlusconi “non ha più voglia di governare questo Paese e di affrontare le questioni. Cari amiche e amici – continua – Silvio non ci crede più, è indaffarato in altre cose. Ed essendo in difficoltà e oggettivamente indifendibile lui la metterà sempre sul piano con il braccio di ferro con i giudici”. Berlusconi, continua l’esponente del Terzo Polo, “ha fallito sul piano politico sia rispetto alle promesse di liberalizzazione sia rispetto alla politica di riforme della giustizia. Su questo versante, se le soluzioni le cercano gli avvocati e non i legislatori, è chiaro che la frittata è fatta”.

Immediata la replica che giunge dal Pdl, che per bocca  del vicecapogruppo a Palazzo Madama, Francesco Casoli, attacca: ”Il risultato di aver creduto in politicanti di mestiere come Casini e Fini, che in due sommano ben 54 anni di attaccamento alla poltrona di Montecitorio, è il continuo voler mettere in evidenza i lati negativi della loro esperienza politica con Berlusconi. Eppure – replicano dal partito del presidente del Consiglio – i due dimenticando che, senza il premier, sarebbero rimasti degli attori marginali della politica italiana”.

La riconoscenza non è dovuta – continua Casoli – ma la menzogna va fermamente respinta. Ma quando mai questi due soggetti avrebbero ricoperto gli incarichi di prestigio che hanno avuto in questi anni se non avessero vinto le elezioni alleandosi a un asso come Berlusconi? L’elettorato – continua il pidiellino – lo ha capito da tempo, e presto se ne accorgerà anche Casini che l’alleanza con un traditore, Fini, e un camaleonte per convenienza personale della casacca politica, Rutelli, lo porterà a scomparire dalla scena della vita politica italiana”.

Raffaele Emiliano