Milano, 28 gennaio. Sul palco allestito in Piazza Duomo si alternano vari delegati sindacali. Poi arriva Don Gallo che a dir poco infiamma gli animi, riscalda i cuori dei manifestanti, qualcuno si commuove pure. Dopo di lui Gad Lerner, il giornalista di recente duramente attaccato dal Presidente del Consiglio in diretta tv e per finire il Segretario generale Fiom, Maurizio Landini, in un lungo discorso che invita a non arrendersi, a non cedere al “sistema”.
Perchè se il caso Mirafiori crea un precedente, poi tutti si sentiranno autorizzati ad imitare le decisioni di Marchionne. Da qui l’invito allo “sciopero generale”.
Nel capoluogo lombardo sono davvero in tanti i metalmeccanici, diverse migliaia. Il corteo, partito verso le 9.30 da Porta Venezia, nella sua estensione arriva quasi fino a Piazza San Babila. A vegliare sullo svolgimento della manifestazione alcuni mezzi blindati della Polizia. Diversi agenti in tenuta antisommossa precedono il furgone della Fiom che conduce il corteo. Esplodono un paio di fumogeni, ma niente più.
Dopo qualche centinaio di metri, l’incontro con un gruppetto di giovani studenti, anche loro a sostegno dei metalmeccanici. Dello sciopero generale si parla anche tra la folla. Il megafono ripete incessantemente “non ci riusciranno” in riferimento ai citati Marchionne, Berlusconi, Marcegaglia.
Il premier impersona il Governo e la sua colpa è più che altro quella di non aver fatto niente per bloccare il “metodo marchionne”. Questa la principale accusa che traspare molto chiaramente dalle parole dei manifestanti.
A Milano sono giunti un po’ da tutta la Lombardia. Como, Varese, Brescia, Bergamo (rappresentanza molto folta) , Cremona, sono scesi anche dalle valli. Per dire no a questo stato di cose. Landini sul palco: “non abbiamo firmato e non firmeremo mai”. Prima di lui delegati sindacali, ma al contempo operai in catena di montaggio, spiegano quanto siano importanti i 10 minuti di pausa, poco importa la monetizzazione degli stessi. E’ un problema di salute fisica dice qualcuno, più di qualcuno, a dire il vero.
Angelo Sanna