Il procuratore capo della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli, afferma: “La misura è colma, non parlo della nostra pazienza, ma della compatibilità con le regole di convivenza istituzionale proprie di un sistema democratico”.
Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, Caselli parla delle illazioni lanciate dal premier Silvio Berlusconi ai magistrati, rei di un attacco personale nei suoi riguardi per aver denunciato gli scandali su Ruby e le altre fanciulle di Arcore.
Berlusconi “ha sostenuto in un videomessaggio a reti unificate che i Pm devono essere puniti”, spiega ancora il procuratore, “come fosse ossessionato dai suoi problemi giudiziari, il premier moltiplica gli interventi volti a indurre nei più l’immagine della giustizia come campo di battaglia di interessi contrapposti, anziché luogo di tutela di diritti in base a regole prestabiliti, contribuendo così alla devastazione di tale immagine”.
Caselli definisce unico nel suo genere l’attacco del Cavaliere: “Definire cospiratori coloro che sono semplicemente portatori di legalità, non e’ soltanto offensivo, ma è soprattutto e profondamente ingiusto. Nessun leader democratico al mondo ha mai osato sostenere che per fare il lavoro di magistrati bisogna essere malati di mente e che per farlo bisogna essere antropologicamente diversi dal resto della razza umana. Berlusconi invece lo ha fatto“.
L’inaugurazione dell’anno giudiziario ha visto numerosi commenti negativi inerenti l’attuale situazione del Paese.
Il presidente della Corte d’appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, parla del “quadro poco rassicurante di una società alla deriva, nella quale, nonostante il successo di parecchie operazioni contro la criminalità, gli atti di violenza sono all’ordine del giorno, vecchie e nuove organizzazioni criminali la fanno da padrone, compromettendo lo svolgimento delle attività economiche”.
Il lavoro svolto è, infine, giudicato come un “miracolo” perché “quest’ufficio, con soli 15 sostituti procuratori in servizio sui 17 previsti, ha sostenuto l’accusa nei quasi 5.000 procedimenti penali trattati dalla Corte d’appello e che ha definito 1.211 esecuzioni”.
Carmine Della Pia