All’inizio l’addio di Fini, poi la sostanziale bocciatura del legittimo impedimento, il giorno dopo l’esplosione del caso Ruby. E ancora i moniti del Vaticano, la freddezza della Lega. Ed ora anche l’apprensione di Giorgio Napolitano.
La fine del governo sembra iniziare a delinearsi come un cerchio sempre più soffocante che si stringe intorno a Silvio Berlusconi, l’imperatore nudo come titolava ieri il Financial Times. Già, nudo. Spogliato di fronte agli italiani dalle rivelazioni della stampa nazionale e dai commenti delle testate di tutto il mondo. Un Premier, un capo di Governo che improvvisamente si scopre essere un uomo costretto a pagare il silenzio di donne che allietavano le sue notti fino a poche settimane fa; le stesse che gli davano del culo flaccido (come si ascolta nelle intercettazioni della Minetti). Le stesse che venivano accolte liberamente ad Arcore con tanto di auto blu, polizia di Stato ma senza alcun controllo di documenti.
Silvio Berlusconi raccontato come l’uomo del bunga bunga, quel rituale erotici durante il quale si consumavano danze, carezze nelle parti intime e poi sesso. Il Cavaliere che ora si scopre essere legato anche alla soubrette Sara Tommasi, i cui sms affettuosi indirizzati al Premier sono stati intercettati dalla Procura di Napoli, che indagava su un clan di camorristi e sui loro traffici di cocaina e banconote false.
Un ritratto che si è cucito addosso, tatuato sulla pelle del Presidente del Consiglio. E che inesorabilmente è diventato l’immagine dell’Italia nel mondo. Un ritratto che ormai ha acquisito tinte talmente forti da far risultare stonato qualsiasi tentativo di intervento istituzionale da parte dello stesso Berlusconi. Come è successo ieri, nel suo intervento telefonico a Cassino, durante un’iniziativa pubblica di Francesco Pionati. Gli italiani restino tranquilli, ripeteva ieri, perché il loro Premier “lavora tutti i giorni per molte ore nell’interesse del Paese.” Una sorta di intima rivelazione, come a dire ai cittadini tengo talmente tanto all’Italia da dedicare molto del mio tempo agli interessi del Paese.
Dimenticando, però, che il ruolo di un Presidente del Consiglio, i suoi meriti e il suo servizio alla nazione non si distinguono attraverso il controllo di un disco orario che scorre soltanto durante le sedute parlamentari e gli interventi pubblici. “Tutti – ha tuonato ieri Monsignor Tettamanzi – si attendono esemplarità, sia nel pubblico che nel privato, da quanti sono chiamati a guidare il Paese, che si trova in una situazione difficile e critica, in un clima di sfiducia e scoraggiamento.”
E infatti Silvio Berlusconi ieri rassicurava al telefono “avanti, e faremo le riforme”. Un termine che da molto tempo ha perso senso, trasformandosi da progetto di governo a sarcastico scudo di cartapesta. Una termine che ormai è diventato una scatola vuota. Dato che negli ultimi tempi, di pieno ci sono state solo le residenze private del Premier.
Cristiano Marti