Negli ultimi mesi si è allargato il nuovo mercato delle “bevande anti-sbornia”, ovvero quei prodotti, bevande e rimedi casalinghi utilizzati per ridurre gli effetti dell’alcol sul nostro organismo, tentare di passare indenni i controlli delle autorità di sicurezza stradale e riuscire a smaltire più velocemente possibile i fastidiosi sintomi del dopo sbornia.
I Carabinieri del N.A.S. di tutta Italia, nell’ambito di attività finalizzata alla ricerca di prodotti potenzialmente pericolosi per la salute, di concerto con il Ministero, hanno sequestrato circa 20.000 confezioni di una bevanda “anti sbornia” non conforme per l’utilizzo di nuovi ingredienti non notificati al Dicastero.
Il prodotto “anti sbornia” era presentato come disintossicante e digestivo istantaneo: il drink conterrebbe acqua osmotizzata che faciliterebbe il processo digestivo e polvere a base di estratti di piante e frutti, da miscelare all’atto dell’assunzione. Le verifiche eseguite dai N.A.S. hanno consentito di accertare che tale prodotto, venduto anche via Internet, è stato importato dalla Francia e dalla Svizzera da ditte operanti a Catanzaro e Torino.
Ora il prodotto è sottoposto ad analisi dall’Istituto Superiore di Sanità. In attesa delle analisi su principi attivi ed efficacia del prodotto, le autorità invitano i consumatori alla massima cautela, sottolineando che tali bevande vendute come anti-sbornia, spesso non hanno nessun effetto positivo sull’organismo e non possono assolutamente garantire lucidità e coscienza impeccabile alla guida.
Non esiste “alcuna evidenza scientifica circa l’efficacia delle cosiddette bevande anti-sbornia”, ha avvertito il presidente della Società italiana di alcologia e direttore dell’Osservatorio nazionale alcol, Emanuele Scafato. Dal punto di vista scientifico, ha spiegato, ”non esistono bevande con effetto anti-sbornia, poichè non ci sono sostanze in grado di accelerare il fenomeno di smaltimento dell’alcol nel sangue ponendo così le condizioni per una guida sicura; nella letteratura scientifica non è presente alcuno studio sperimentale che provi l’efficacia di tali prodotti“.
Adriana Ruggeri