Venezuela contro Colombia: questa volta si tratta di trasmissioni tv. Il Venezuela, meglio dire Chávez (i venezuelani si sarebbero divertiti ‘un mondo’) ha intimato alla tv privata colombiana di interrompere immediatamente la messa in onda di una soap opera colombiana, offensiva, secondo il governo chavista, nei confronti del Paese. “Offensiva?” si domanda la gente “ proprio per niente, anzi, è divertente”.
La trasmissione incriminata si chiama “Chepe Fortuna” e la protagonista, che si chiama Colombia parla a sua sorella Venezuela e dice: “Non essere triste perché hai perso il tuo cane Hugo. Starai meglio senza di lui!”. Questa frase ha fatto andare su tutte le furie il dittatore di Caracas perché gli è parso un chiaro riferimento alla sua persona. Lui si è sempre arrogato il diritto di definire ‘cani’ i capi degli Stati Imperialisti, ma su se stesso, la parola, ha un effetto sgradito.
L’attrito tra i due paesi è sempre vivo e questa volta, malgrado i tentativi di accordo, ritorna a stridere. Il CONATEL, ente nazionale venezuelano per le telecomunicazioni (interamente gestito da Chávez) ritiene che il personaggio di Venezuela sarebbe sempre caratterizzato come associato a crimini e volgarità. Secondo la maggior parte della gente pare che il governo faccia finta di non sapere, non rendendosi conto che il mondo è informato circa la delinquenza che affligge il Paese. Solo a Caracas sono circa 100 gli omicidi ogni fine settimana. Invece di chiedere l’interruzione della serie, il governo di Hugo dovrebbe preoccuparsi di migliorare la vita sociale, ridotta ai minimi termini. Le code alle Ambasciate, tra cui quella italiana, sono infinite. La gente vuole scappare dal Venezuela.
Il canale televisivo, accusato, non si pronuncia e si affida al produttore del programma, Miguel Angel Baquero, che prontamente dichiara: “Chepe Fortuna è uno show che ha la sola intenzione di intrattenere gli spettatori e mostrare i sentimenti del popolo colombiano nei confronti di due sorelle che si chiamano Venezuela e Colombia”
Chavez non può capire certe cose, lui è abituato ad azzittire chi pensa diversamente da lui. In Venezuela è stato censurato anche Internet, e cartoni animati come i Simpson sono vietati. Giornali e tv che non appoggiano il governo sono sparite e hanno riaperto fuori dai confini venezuelani. Ci ricorda, in un certo modo, l’Egitto.
La libertà di pensiero e di parola, secondo la maggioranza dei venezuelani, non sta di casa nel paese di Simón Bolivar. Quelli che votano Chávez, ormai la minoranza, hanno rinunciato alla libertà in cambio di un pezzo di pane. Proprio come nel grande inquisitore di Dostoevskij che diceva: “date regolarmente del pane al popolo e questo rinuncerà alla libertà”. Il popolo, però, è formato da milioni di teste diverse.
Proprio in questi giorni si assiste a popoli che non accettano la miseria, ma allo stesso tempo vogliono la libertà di pensare. Non c’è alimento più importante della libertà di pensiero. “Non si può censurare Internet nel 2011. Non si deve cancellare l’intelligenza della popolazione” sono le frasi che si sentono pronunciare, sempre di più, tra la gente del paese Sudamericano.
Cosmo de La Fuente