Nicole Minetti interrogata dalla Procura di Milano

31 gennaio. Nicole Minetti, ex igienista dentale di Silvio Berlusconi e consigliere regionale in Lombardia è stata sentita ieri dalla Procura di Milano, nell’ambito dell’inchiesta sulle feste ad Arcore, all’interno della residenza del Premier.

A condurre l’intterogatorio sono stati i Pm Ilda Bocassini e Antonio Sangermano. La Minetti, indagata per favoreggiamento della prostituzione, è stata sentita per oltre tre ore dai magistrati, che hanno così anticipato  un interrogatorio previsto inizialmente per martedi 1 febbraio. La data, con tutta probabilità, è stata cambiata per venire incontro alle richieste della difesa del consigliere regionale, che volevano evitare giornalisti e fotografi.

L’interrogatorio si è così svolto “a sorpresa”. Nicole Minetti, per diversi giorni aveva fatto sapere di non essere certa di voler andare in Procura dai magistrati o che comunque si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere.

A quanto pare non è stato così; un verbale che dovrebbe essere stato secretato dalla Procura milanese conterrebbe tutte le risposte fornite dalla Minetti, affiancata dall’avvocato Daria Pesce, ai pm Bocassini e Germano in riferimento alle feste del Premier, feste nelle quali si sarebbero consumati rapporti sessuali a pagamento, secondo l’accusa. Una pratica questa, sempre smentita dagli interessati.

Nei prossimi giorni i pm milanesi dovrebbero convocare anche gli altri due indagati nell’inchiesta comunemente chiamata “Rubygate”. A dover rispondere alle domande saranno il Direttore del Tg4 Emilio Fede, uomo da sempre vicinissimo a Berlusconi non solo politicamente e Lele Mora, che avrebbe ricevuto denaro in prestito proprio dal Cavaliere. Quest’ultimo si sarebbe trovato in difficoltà finanziarie e sarebbe stato aiutato proprio dal Presidente del Consiglio.

Da un’intecettazione emergerebbe una spartizione dei soldi elargiti da Berlusconi a Mora, attraverso la quale Fede si sarebbe intascato 400.000 mila euro all’insaputa del donatore, circostanza questa liquidata a più riprese dall’interessato come una “semplice battuta” fatta al telefono, puntando inoltre il dito sul “taglia e cuci” dei dialoghi operato da certa stampa, operazione che farebbe risultare agli occhi di chi legge fatti mai avvenuti.

A.S.