Come uscire dal cul de sac politico e governativo in cui il nostro Paese sembra essersi irrimediabilmente cacciato? Per Massimo D’Alema la soluzione sta in un’alleanza di grande respiro, in grado di mandare a casa Silvio Berlusconi e di aprire una nuova fase di riforme condivise.
“Di fronte al conflitto istituzionale permanente e alla paralisi politica – ha spiegato ieri il presidente del Copasir – le opposizioni sono chiamate a una forte assunzione di responsabilità perché qui c’è una vera e propria emergenza democratica”.
“Se ne esce solo con un progetto di tipo costituente – ha insistito il democratico – che fa coincidere la conclusione del ciclo berlusconiano con la fine di una certa fase del bipolarismo e raduna il vasto schieramento di forze che si oppongono a Berlusconi: presentiamoci agli elettori – ha precisato D’Alema – e chiediamogli di sostenere un governo costituente“.
Una coalizione ampia, capace di inglobare energie appartenenti ai più diversi schieramenti: da Sel di Nichi Vendola al Terzo Polo battezzato da Casini, Rutelli e Fini. Un’idea che piace poco al leader dell’Idv, Antonio Di Pietro: “E’ un accoppiamento contro natura – ha tuonato l’ex magistrato – Una coalizione deve avere un programma comune e quella teorizzata dall’esponente del Pd è poco convincente perché vi prenderebbero parte forze politiche molto diverse tra loro”.
Più possibilista Ignazio Marino, animatore della corrente minoritaria del Pd, che ha benedetto la grande coalizione di matrice dalemiana “solo per approvare una nuova legge elettorale, risolvere il conflitto d’interessi e fronteggiare l’emergenza economica”.
Il cartello elettorale proposto dall’ex presidente del Consiglio, però, non sembra incrociare gli entusiasmi dei terzopolisti, poco propensi a siglare intese disinvolte con le anime più “scomposte” del centrosinistra (Vendola e Di Pietro) e più orientati a tutelare la cifra moderata che pare voglia rappresentare il “marchio di fabbrica” della loro alleanza.
Quanto alla Lega, il numero uno del Copasir ha ieri dimostrato di voler avviare un dialogo anche con gli adepti del Senatur al fine di rendere più agevole e svelta la “caduta” di Berlusconi: “Quando Bossi ripete che è ancora possibile fare il federalismo – ha detto l’ex ministro degli Esteri – esprime una pia illusione: non si accorge che proprio la paralisi creata da Berlusconi è il principale ostacolo?”. E ancora: “La Lega è un partito vero e ha un futuro che va oltre Berlusconi – ha rimarcato D’Alema – Ciò le consente di pensare con la propria testa”. Lusinghe con le quali il democratico tenta di scalfire l’intesa cementata dal Carroccio e dal Pdl.
Una bocciatura netta alla proposta rispolverata ieri da Massimo D’Alema è giunta infine da Ignazio La Russa, che ha parlato di “una boutade, un minestrone immangiabile“, mentre il pidiellino Osvaldo Napoli ha fatto ricorso all’ironia più pungente, definedo Massimo D’Alema “un fallito di successo“.
Maria Saporito