”La verità è una sola e sarà accertata dalla giustizia”. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si è espresso così in apertura del suo intervento a Montecitorio in merito alla vicenda della casa di Montecarlo. ”In quest’aula oggi risponderò alle interpellanze sulla vicenda con gli stessi argomenti che metterò a disposizione degli organi inquirenti”, ha aggiunto il titolare della Farnesina denunciato, in seguito al suo intervento sul caso svolto in aula al Senato, per abuso di atti d’ufficio (ora all’esame del Tribunale dei Ministri) da un militante di Fli.
La richiesta di informazioni da parte del ministero degli Esteri italiano presso il governo di S. Lucia sulla veridicità dei documenti provenienti dallo stesso Stato caraibico e relativi alla proprietà della casa monegasca, era necessaria – ha spiegato Frattini nella risposta alle interpellanze urgenti sul tema – per ”fugare i dubbi, anche sul fronte internazionale” sulla possibile manipolazione di documenti sull’immobile di Montecarlo – il cui proprietario sembrerebbe essere Giancarlo Tulliani, il cognato del presidente della Camera e leader di Futuro e Libertà Gianfranco Fini – ad opera del governo e dei servizi segreti italiani.
Dura è la replica alle parole del Ministro che giunge dal braccio destro del presidente dell’Assemblea di Montecitorio, Italo Bocchino, secondo il quale ”Frattini è un reo confesso, è complice di dossieraggio ed ha travalicato le sue funzioni”.
Nel suo intervento in aula a Montecitorio, il capogruppo di Fli si lancia all’attacco del Ministro, che ”ha fatto uno sgarbo istituzionale gravissimo ed è protagonista di una vicenda torbida”.
Ma dal Pdl fanno quadrato attorno al titolare della Farnesina. ”E’ davvero singolare l’accusa di Italo Bocchino al Ministro Frattini di essere complice di dossieraggio. L’aver compiuto il proprio dovere istituzionale di rispondere ad un’interrogazione non può essere messo sotto accusa”, dichiara il Presidente della Commissione Trasporti della Camera e Responsabile vicario Enti locali del Pdl Mario Valducci.
”Ma da Bocchino – continua Valducci – siamo abituati a sentire parole senza senso e senza coerenza, come quando chiese a Berlusconi di respingere le dimissioni di Cosentino da coordinatore campano del Pdl (febbraio 2010), salvo successivamente, cinque mesi dopo,chiederne prima le dimissioni da sottosegretario all’Economia, poi da coordinatore campano. O come quando dichiarò che ”una riforma della normativa sulle intercettazioni è necessaria perché è inaccettabile quello che leggiamo tutti i giorni” (ancora febbraio 2010), salvo poi chiedere le dimissioni di Berlusconi per quanto emerge dalle intercettazioni (gennaio 2011)”.
”E’ evidente – conclude l’esponente pidiellino – lo scarso peso che Bocchino dà alle sue stesse parole”.
A Valducci fa eco il collega di partito Massimo Corsaro, vicepresidente vicario del gruppo Pdl alla Camera. ”Avremmo voluto lasciare fuori dal dibattito parlamentare la vicenda, per noi ex An soprattutto, dolorosa della casa di Montecarlo lasciata in eredità al partito da una militante e ora nella disponibilità del cognato del presidente della Camera – spiega Corsaro – Ma non è stato possibile e oggi abbiamo cercato di spiegare perché, spero in modo chiaro e definitivo. Quando il presidente della Camera, già presidente di Alleanza Nazionale, ha dichiarato in un videomessaggio che, qualora fosse emerso con certezza che Tulliani era il proprietario della casa e la sua buona fede tradita, avrebbe lasciato, senza esitazione, la Presidenza della Camera. Fu dunque il Presidente della Camera, con un’operazione politica del tutto estranea all’Aula, a inserire questa polemica al centro dell’interesse nazionale. Fu allora la terza carica dello Stato a comunicare agli italiani di una circostanza per effetto della quale avrebbe lasciato il ruolo. E’ questa è la prima ragione”.
”Oggi il ministro Frattini, con la sobrietà che ha contraddistinto la sua azione in questa vicenda, ha riferito delle dichiarazioni dell’onorevole Briguglio, il quale a mezzo stampa faceva riferimento già dal 22 settembre scorso a responsabilità e competenze della Presidenza del Consiglio e del Ministro degli Esteri, lamentando la pubblicazione di documenti falsificati alimentando una polemica non meno rilevante sull’autenticità di documenti provenienti da uno Stato estero. Credo che il Ministro non solo ha operato in modo corretto – sottolinea Corsaro – ma anzi non avrebbe mai potuto sottrarsi all’opera di chiarimento oggi realizzata compiutamente. Il resto sono polemiche che mai avremmo voluto alimentare, convinti come siamo che questa storia molto triste riguarda soprattutto più della magistratura i milioni di militanti che hanno creduto in Alleanza Nazionale e nel suo leader chiamati ad amministrare beni che hanno certo un rilevante valore economico, ma sicuro hanno un altissimo valore simbolico di una storia di lotta e passione politica”.
”Per il resto – continua il vicepresidente vicario del gruppo Pdl alla Camera – mi ha tranquillizzato lo stesso onorevole Briguglio, autorevole esponente del Fli, che in diretta televisiva, rispondendo al timore di militanti preoccupati sul resto del patrimonio ex An ha dichiarato che, cito testualmente, ‘Il patrimonio di Alleanza Nazionale oggi è intestato ad una fondazione, dove negli organi societari certamente non è in maggioranza il fronte finiano. Per cui, diciamo questo scenario che vediamo mi sembra assolutamente improbabile’. Ecco questo ci tranquillizza molto”, conclude Corsaro.
E sul tema interviene lo stesso Briguglio. ”Le spiegazioni del ministro degli Esteri, in base alle quali sarebbero state le mie dichiarazioni la causa del suo interessamento, palesemente deviato rispetto ai suoi compiti istituzionali e diplomatici, sono false e anche un poco ridicole. Come membro del Copasir – ricorda il capo della segreteria politica di Futuro e Libertà per l’Italia – avevo chiesto chiarimenti sul perché ‘Il Velino’, ‘il Giornale’ e ‘Libero’ (la stampa diciamo vicinissima a Berlusconi), rispettivamente il 15, il 17 e il 21 settembre 2010 riportarono la notizia che era in arrivo un dossier da S. Lucia. Si tratta di date precedenti alle mie dichiarazioni del 25 settembre con cui si chiedeva al governo di chiarire questa storia dei dossier e alle quali ora si è attaccato Frattini per giustificare la sua condotta”. ”All’epoca – spiega Carmelo Briguglio – già si scriveva sia che Berlusconi aveva contatti con St. Lucia, sia che sulla cosiddetta pista caraibica c’erano i nostri servizi segreti”. ”Peraltro – continua l’esponente futurista – le mie dichiarazioni, che riprendevano la stampa vicina al premier, vennero smentite da Palazzo Chigi. Pertanto Frattini non può vantare nemmeno questa giustificazione, sia perché la notizia sui servizi segreti era di fonte giornalistica vicina al premier, sia perché fu smentita anche se si finse che fossi io colui che l’aveva lanciata”.
”Il ministro degli Esteri, come ha dimostrato il collega Bocchino, non aveva alcun motivo a fare una sorta di rogatoria privata sul dossier Montecarlo e la sua confessione di essersi incontrato col premier di S. Lucia. Ora – conclude Briguglio – tutto è chiaro e nella mortificazione delle istituzioni la Farnesina ne esce umiliata dalla vicenda del dossier Lavitola-Frattini”.
Raffaele Emiliano