A tavola con il presidente del Consiglio c’erano ieri tutti i leghisti che contano: dal Senatur Umberto Bossi al ministro Roberto Calderoli, dai capigruppo Bricolo e Reguzzoni alla vicepresidente del Senato, Rosi Mauro. Fino al governatore del Piemonte, Roberto Cota, reduce da una trasferta negli States dove ha visitato gli stabilimenti della Crysler.
Di cosa si è parlato? Berlusconi – confortato dai suoi più stretti sodali – ha tentato di rinsaldare l’asse con il Carroccio dopo gli “scricchiolii” percepiti nel pomeriggio a seguito della improvvida dichiarazione di Calderoli (“Se non si corre ai ripari – aveva detto il ministro per la Semplificazione riferendosi alla necessità di far approvare al più presto la riforma sul federalismo – allora è bene che si stacchi la spina“).
E come è riuscito il Cavaliere a recuperare il terreno apparentemente perso nei confronti degli alleati padani? Stando ai beninformati, il premier avrebbe intavolato il solito do ut des, rimarcando agli ospiti la necessità di barattare il federalismo con la riforma della giustizia. E più precisamente illustrando ai suoi commensali l’urgenza di rilanciare il discorso sul processo breve e sulle intercettazioni, su cui Berlusconi è strenuamente intenzionato a operare un severo giro di vite.
In cambio dell’ok in Aula sulla riforma federalista, insomma, il premier avrebbe chiesto a Bossi di non compiere passi falsi sul terreno scivoloso della giustizia, sul quale il presidente del Consiglio rischia di giocarsi la permanenza a palazzo Chigi. Su un punto i pidiellini e i leghisti appaiono più che d’accordo: così come sono, le commissioni bicamerali rischiano di far ulteriormente impantanare i disegni governativi, a partire da quello federalista. Da qui l’esigenza di correre ai ripari magari tentando un “rimpasto” con il coinvolgimento dei nuovi “responsabili” che potrebbero riequilibrare gli assetti.
Una proposta che provocherà senz’altro la reazione indispettita del presidente della Camera Gianfranco Fini – per niente convinto che la commissione bicamerale in Parlamento (quella che ha sostanzialmente messo in stand by il federalismo municipale) necessiti di un restyling a favore del governo – e che per questo finirà per rendere ancora più tesi i rapporti tra l’attuale maggioranza e il leader di Fli.
Presente alla cena di ieri sera alla villa di Arcore anche il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, con il quale gli invitati avrebbero passato in rassegna alcuni punti posti all’ordine del giorno del prossimo Cdm. La cronaca del viaggio americano riportata dal governatore Cota avrebbe invece fornito il pretesto per parlare dell’incontro convocato per sabato prossimo tra il governo e l’ad della Fiat, Sergio Marchionne. Mentre soltanto qualche breve accenno sarebbe stato fatto a proposito dell’incontro fissato per domani tra il leader del Carroccio e il capo dello Stato al Quirinale. Il Cavaliere avrebbe tentato in ogni modo di dissuadere Bossi dal cedere alle possibili lusinghe del presidente della Repubblica, invitandolo a rifiutare qualsiasi “patto” sul federalismo che ponga come condizione inprescindibile l’abbandono della riforma sulla giustizia.
Maria Saporito