
“La Russia è una cleptocrazia autocrata e corrotta, centrata sulla leadership dell’ex presidente e primo ministro Vladimir Putin, nella quale funzionari, oligarchi e crimine organizzato sono uniti per creare uno Stato praticamente mafioso”. Questi i cablogrammi pubblicati dalla web di Assange che, secondo il giornale inglese, sarebbero alla base del provvedimento di espulsione. Del resto Harding era da tempo “poco gradito” nel Paese per i suoi servizi scomodi. Nel 2010 il giornalista aveva intervistato il padre di una delle due kamikaze che si erano fatte esplodere nella metropolitana di Mosca, e aveva inoltre pubblicato le dichiarazioni di un diplomatico americano che riteneva che “probabilmente a suo tempo il primo ministrio russo Vladimir Putin era stato informato dell’imminente uccisione di Litvinenko”.
Mentre il giornalista scrive sulla sua pagina di Twitter “la mia espulsione rimane un mistero: sembra che la gente del Cremlino mi tema più di quanto io non tema loro”, lo stesso presidente dei giornalisti stranieri a Mosca, Adib Sayyed, dice di non essere a conoscenza dei motivi di espulsione.
Era dai tempi della Guerra Fredda che la Russia non espelleva un corrispondente britannico. L’ultimo fu il giornalista del Sunday Times Angus Roxburs, allontanato in seguito all’espulsione da Londra di 11 presunte spie russe. Ma l’assassino a Londra dell’ex spia russa Alexandr Litvinenko -uccisa con del polonio- ha reso tesi i rapporti tra le due potenze.
Annastella Palasciano