Medio Oriente: in Yemen è rivolta. Gli studenti chiedono le dimissioni di Saleh

Dopo Mubarak è il turno di Saleh”. E’ arrivato il momento dei giovani yemeniti che oggi, per le strade della capitale Sana’a chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdallah Saleh. Sull’onda delle dimissioni annunciate ieri dal dittatore egiziano gli studenti sono scesi in piazza con striscioni e slogan contro il governo. Secondo quanto riferisce il sito del Times per il momento non si registrano scontri, nonostante il corteo dei manifestanti abbia incontrato i sostenitori del governo in Piazza Tahrir. Per ora nessuna guerriglia, dunque, anche grazie al corposo schieramento delle  forze dell’ordine. Nonostante tutto, però, i fedeli del Congresso generale del Popolo (Pmc, il partito di Saleh) sono riusciti a disperdere gli studenti arrivati in piazza.

E’ così che si concretizza l’ennesimo passo del così tanto invocato “effetto domino”. Dal nord Africa al Medio Oriente. Già ieri alcune migliaia di yemeniti erano scesi in strada per festeggiare le dimissioni di Mubarak. Oggi sono più di quattro mila (prevalentemente universitari) ad aver dato inizio alle proteste contro il governo. “Vai via, il popolo vuole la fine del regime”, gridavano stamattina i giovani riunitisi nei vicino all’Università di San’a, chiedendo la fine di un potere, quello di Saleh, che dura dal 1978.

Ma la notizia giunta ieri dall’Egitto non ha smosso gli animi popolari solo in Yemen. Anche se “per ora – come riflette il sito di Euronews l’effetto domino della caduta di Mubarak è (per ora, ndr) solo a livello delle manifestazioni”: ad Amman, in Giordania, migliaia di persone hanno raggiunto l’ambasciata del Cairo per esprimere solidarietà al popolo egiziano; in Libano il partito Hezbollah ha definito “una vittoria storica e onorevole” l’esito che hanno avuto le settimane di proteste degli oppositori di Mubarak.

Certo è che ora il fronte caldo si sta spostando in Yemen. Una previsione che gli analisti e i politici avevano già fatto seguendo le rivolte in Tunisia ed in Egitto. Oggi è prevista una riunione straordinaria fra militari, lo stesso presidente Saleh e i suoi alleati politici. Intanto il governo yemenita tenta subito di smorzare i toni, dicendosi fiducioso “nella capacità del Consiglio Supremo delle forze armate per condurre il paese e favorire un clima propizio al popolo egiziano in grado di realizzare le loro aspirazioni alla libertà, democrazia e sicurezza.” Resta da vedere se gli stessi toni saranno utilizzati di fronte alla sollevazione dei propri cittadini.

Cristiano Marti