E’ stato registrato nel nostro Paese il terzo trapianto di rene da donatore non compatibile. E’ stato realizzato al centro specializzato delle Molinette di Torino su un soggetto con gruppo sanguigno non compatibile con quello del donatore.
L’operazione è stata eseguita lo scorso dicembre su un paziente di 58 anni con gruppo sanguigno 0, che ha ricevuto l’organo dalla moglie 48enne, con sangue di gruppo A.
A due mesi dal trapianto, l’uomo, affetto da insufficienza renale causata da glomerulonefrite, ha ora un rene perfettamente funzionante e non ha più necessità della dialisi. A rendere possibile il buon esito dell’intervento è stata la “desensibilizzazione”, cioè la rimozione degli anticorpi potenzialmente dannosi.
L’operazione è riuscita grazie al lavoro dell’equipe del centro torinese che ha adoperato una tecnica ancora poco diffusa in Italia (utilizzata già da diversi anni in Giappone e negli Stati Uniti) e che prevede, oltre alla somministrazione di farmaci immuno-soppressori, l’utilizzo di un particolare filtro del sangue per rimuovere gli anticorpi responsabili dell’eventuale aggressione dell’organo estraneo e quindi del rigetto.
La non compatibilità del gruppo sanguigno è una controindicazione al trapianto, poiché l’organo trapiantato viene immediatamente aggredito dagli anticorpi del ricevente. Dunque le donazioni di organo da vivente continuano a testarsi sul 5-6 % della casistica generale e gli espianti da cadavere, non sono sufficienti. Ciò obbliga per ciò che riguarda i reni alla dialisi, ma purtroppo sappiamo che non sempre può bastare per salvare una vita.
La dottoressa Giuliana Tognarelli ha spiegato come “un mese prima dell’intervento, con farmaci immuno-soppressori, abbiamo bloccato nell’organismo del paziente la produzione di anticorpi che avrebbero aggredito il rene della moglie donatrice. Durante l’intervento, poi, la membrana del filtro ha ulteriormente diluito gli anticorpi della donatrice che avrebbero innescato l’attacco al gruppo sanguigno estraneo”.
L’operazione offre una speranza in più pari al 20-30% delle coppie che, volendo donare un organo sano ad un coniuge in cura, hanno problemi di incompatibilità del gruppo sanguigno. I medici delle Molinette si sono detti ottimisti e sperano che questa tecnica possa contribuire a far aumentare il tasso di trapianti da donatore vivente, ancora molto basso in Italia.
Adriana Ruggeri