La prima udienza ci sarà il 6 aprile alla Procura di Milano.
Ma che strada prenderà il processo? Le vie possibili secondo la legge sono solo tre.
Scegliere il giudizio abbreviato o il patteggiamento, oppure farsi sottoporre al normale dibattimento.
Il codice di procedura penale prevede infatti che in caso di giudizio immediato, l’imputato abbia 15 giorni di tempo dalla notifica del relativo decreto per chiedere di essere sottoposto al giudizio abbreviato o in alternativa il patteggiamento; diversamente, viene sottoposto al processo ordinario.
Il rito abbreviato presenta il vantaggio che si celebra in camera di consiglio, cioè a porte chiuse, e in caso di condanna comporta la riduzione di un terzo della pena.
La decisione però viene presa allo stato degli atti, sulla base cioè di quanto è stato raccolto dalla procura e dai difensori con le proprie indagini.
Il patteggiamento sembrerebbe da escludersi perché consiste nell’applicazione della pena su richiesta delle parti: perché il patteggiamento si traduce nella sostanza in un’ammissione da parte dell’imputato dei fatti che gli sono contestati, anche se presenta il vantaggio di comportare l’esclusione delle pene accessorie, cioè in questo caso scongiurerebbe l’interdizione dai pubblici uffici.
L’ipotesi più probabile è che il premier scelga la via ordinaria.
La stessa prima udienza potrebbe slittare se i difensori del presidente del Consiglio facessero valere il legittimo impedimento, magari per la convocazione concomitante di un Consiglio dei ministri. Dopo la recente sentenza della Consulta ora l’impedimento del premier a comparire in giudizio va valutato nel concreto dai giudici, ma comunque potrebbe essere riproposto nelle varie udienze del processo.
Solo nella fase iniziale, e dunque prima dell’apertura del dibattimento, i legali di Berlusconi potrebbero invece sollevare le eccezioni sulla competenza del tribunale di Milano a giudicare il premier: sostenendo come hanno già fatto che l’unico soggetto “titolato” è il tribunale dei ministri per quanto riguarda la concussione, e il tribunale di Monza per la prostituzione minorile.
Matteo Oliviero