“Sarebbe davvero inutile negare l’evidenza: il progetto di Futuro e Libertà vive un momento difficile, sta attraversando la fase più negativa da quando, con la manifestazione di Mirabello, ha mosso i primi passi”.
Il leader di Futuro e Libertà, Gianfranco Fini, non nasconde le difficoltà che sta vivendo il suo appena nato partito dopo l’addio del senatore Menardi, ieri, e quello oggi vociferato di Franco Pontone, nonostante nessuno dei due parlamentari futuristi abbia presentato la lettera ufficiale di dimissioni dal gruppo a Palazzo Madama. Così, in un articolo per il ‘Secolo d’Italia’, l’ex numero uno di Alleanza Nazionale individua nelle ‘lusinghe’ che vengono da Berlusconi la causa dell’emorragia che sta colpendo il gruppo di Fli sia alla Camera che al Senato.
“Le polemiche e le divisioni esplose dopo l’Assemblea Costituente di Milano – scrive il presidente della Camera – hanno creato sconcerto in quella parte di pubblica opinione che ci aveva seguito con attenzione e ovviamente fanno gioire i sostenitori del presidente Berlusconi, che già immaginano di allargare la fragile maggioranza di cui godono alla Camera”.
Nessuna deriva verso sinistra, precisa Fini, il quale spiega: “Ci riconosciamo e intendiamo agire nell’ambito dei valori e della cultura politica del centrodestra, senza alcuna ambiguità nè tantomeno senza derive estremiste o sinistrorse”.
L’appello va, dunque, “a quel popolo di destra e di centrodestra che crede nell’unità della Nazione e nella sua identità, nel rispetto delle istituzioni, nel senso dello Stato, nel primato della legge senza impunità per nessuno, nella meritocrazia, nel valore della dignità dell’uomo e quindi nella tutela di ogni minoranza, nella centralità del lavoro nell’economia, nel libero mercato per produrre ricchezza e nella necessità di distribuirla in modo socialmente equo, nelle riforme istituzionali per far nascere davvero la Nuova Repubblica”.
“Sappiamo che il nostro è un progetto ambizioso e quindi difficile. Ma soprattutto – sottolinea il cofondatore del Pdl – sappiamo che va spiegato agli elettori più che agli eletti. Ne consegue che è nella società che Futuro e Libertà dovrà sviluppare le sue iniziative, tessere la sua rete, organizzare i suoi consensi. E solo quando si apriranno le urne, accada tra poche settimane o tra due anni, sapremo se avremo vinto la nostra battaglia”.
Raffaele Emiliano