Secondo alcune fonti una barca lunga 45 metri avrebbe lasciato l’Africa nella giornata di martedì e poi avrebbe fatto perdere le proprie tracce. Il barcone sarebbe stato diretto verso l’isola di Lampedusa. Sono in molti, adesso, quelli che temono che possa essere avvenuta una strage, l’ennesima tragedia legata allo sbarco di clandestini sulle coste italiane.
Il mare è molto mosso e rende difficoltose le operazioni di ricerca. Sono proprio le condizioni disagevoli delle acque a far sperare che il natante non abbia intrapreso il viaggio ma sia tornato, saggiamente, al porto da cui era salpato. Un velivolo italiano ha perlustrato in lungo e largo il tratto di mare che si trova davanti a Lampedusa, senza trovare alcuna traccia della barca, che alcuni avrebbero avvistato a circa 100-120 chilometri dalla costa dell’isola.
Il numero degli sbarchi si era ridotto a zero negli ultimi tre giorni, forse proprio a causa delle condizioni meteo, che avrebbero reso impervio ogni tentativo di traversata. Nel centro di accoglienza di Lampedusa, non sufficientemente capiente, si trovano però ancora circa 1500 dei 5000 tunisini arrivati nelle settimane passate. Il sindaco dell’isola, che oggi incontrerà il ministro Maroni, avverte che Lampedusa è ormai prossima “al collasso” e teme che le cose possano peggiorare.
La portavoce dell’Unhcr Laura Boldrini è sulla stessa linea del sindaco. “Finora”, conferma la Boldrini, “la situazione è stata gestita con molto senso di responsabilità e non ci sono state tensioni, ma bisogna fare di tutto per evitare che questo avvenga. Non bisogna tirare troppo la corda ed è necessario incentivare il trasferimento dei migranti verso altri centri in Italia, altrimenti con una prolungata presenza la situazione potrebbe sensibilmente peggiorare”.
Proprio il Ministro degli Interni, nella giornata di ieri, ha ribadito le sue preoccupazioni alla Camera dei Deputati, tornando a criticare l’immobilismo delle istituzioni comunitarie ma apprezzando gli sforzi del commissario europeo degli Affari Interni Cecilia Malmstrom, “che è stata un esempio di collaborazione”. Quest’ultima aveva infatti dichiarato: “Siamo disponibili ad aiutare sia la Tunisia sia l’Italia, perché si tratta di una questione che riguarda tutta l’Europa”.
Maroni ha inoltre ricordato che sono 8, nel complesso, le richieste di aiuto che il governo italiano ha presentato alle autorità dell’UE. Esse riguardano una suddivisione dei compiti di pattugliamento delle acque e anche un’esortazione a collaborare nell’accoglienza dei rifugiati politici.
Gianluca Bartalucci