Le parole di Monsignor Rigon non hanno soltanto scatenato un vespaio di polemiche ma potrebbero avere anche una vera e propria coda giudiziaria.
Risale a poco più di un’ora fa, la notizia di un esposto presentato dalla Casa della Legalità di Genova e che domani verrà inoltrato al tribunale ligure.
Il prelato è finito nell’occhio del ciclone a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario ecclesiastico.
Rigon aveva detto: «Non si nasce omosessuali. La nascita dell’omosessuale è rarissima, nel senso di disfunzione ormonale o fisica. Quindi, dal momento che l’omosessualità è indotta, bisogna prenderla dall’inizio, perché così si può superare, attraverso la psicoterapia. Un’omosessualità incancrenita non è superabile, non c’è matrimonio che possa aiutare questa persona. E’ chiaro che un omosessuale non potrà essere fedele alla moglie o al marito»
Repentina, però, la reazione della onlus che tramite il proprio legale, Christian Abbondanza, ha reso noto che denuncerà il tutto.
Nell’esposto si legge: «Paolo Rigon, nella veste di vicario giudiziale della DIOCESI di GENOVA, durante la propria relazione all’inaugurazione dell’Anno Giudiziario del Tribunale Ecclesiastico, tenutasi pubblicamente a Genova in data 19 febbraio 2011, ha pronunciato la seguente frase: “Omosessualità un problema da estirpare”. Tale espressione è platealmente ingiuriosa e intrinsecamente capace di istigazione alla violenza privata per oggettiva concezione razzista».
Secondo Abbondanza quello di Rigon è stato un «intervento chiaramente ingiurioso e volto ad un istigazione alla violenza. Infatti indicando la necessità di procedere nei confronti di persone omosessuali (indicate chiaramente in modo dispregiativo quali “malati”) con terapie (come la psicoterapia) imposte, non solo ripropone l’ingiuria ma istiga ad un atto di violenza sull’individuo».
Il legale poi conclude: «E’ da segnalare inoltre che non è possibile indicare o far credere che l’omosessualità sia una malattia, e l’accostamento (omosessualità uguale malattia) non può assolutamente essere giustificato o giustificabile con una semplice espressione del libero pensiero in quanto le malattie non sono certamente una categoria del pensiero, bensì definite da strutture scientifiche preposte».
Per il momento, non è stata resa pubblica nessuna replica da parte di Monsignor Rigon.
S. O.