ANNUNCIATO IL COINVOLGIMENTO DEL REGISTA IN UN PROGETTO CINEMATOGRAFICO DI GENERE
Franco Nero presenzia al festival Los Angeles-Italia, per presenziare alla prima del suo ultimo film Father, diretto da Pasquale Squitieri. Poi fa un annuncio, e improvvisamente i riflettori sono tutti per Quentin Tarantino. Come riportato dall’Ansa, Nero ha infatti dichiarato di voler tornare al genere “spaghetti western” – che a cavallo tra i ’60 e i ’70 lo rese famoso e ridiede lustro al nostro cinema – e che per preparare questo ritorno ha iniziato già a coinvolgere una quindicina di persone; tra cui, appunto, Tarantino.
“Farò un western, ma non in Italia. In Italia ormai e’ difficile lavorare” ha dichiarato Franco Nero introducendo il progetto, rendendo chiaro da subito che non si tratterà di un vero “spaghetti western” (che per definizione dovrebbe essere di produzione italiana), ma di un film ispirato a quel genere. “Il film si chiamerà L’angelo, il bruto e il saggio (Sergio Leone docet, ndr). Abbiamo già raccolto la firma di una quindicina di persone che faranno parte del progetto, fra cui Quentin Tarantino”. La notizia già solletica la mente di fan e appassionati del regista più rockstar di Hollywood, ma a dire il vero non stupisce nessuno.
Al di là della sua apparizione come attore in Sukiyaki Western Django di Takashi Miike, esiste qualcuno al mondo che non sia a conoscenza della passione di Quentin Tarantino per il cinema italiano di genere? Difficile, il regista americano lo ha fatto capire in tutti i modi. Oltre al suo dichiarato amore per Sergio Leone, oltre alle numerose citazioni di film e registi italiani contenute nella sua filmografia e oltre ai ringraziamenti a Lucio Fulci in Kill Bill vol.2, Tarantino ha anche organizzato una retrospettiva a Venezia diversi anni fa sui b-movies italiani, ha presenziato alla retrospettiva su Sergio Corbucci all’ultima rassegna lagunare (dov’era presidente di Giuria) ed è grande amico di Barbara Bouchet ed Edwige Fenech, dive di quel cinema.
Le sue origini italiane, più precisamente abruzzesi (tanto evidenti nel cognome che si porta dietro, eredità di quel padre che presto abbandonò lui e la madre) sono il marchio inconsapevole di un amore per il nostro cinema che Tarantino più di tutti, negli ultimi anni, ha contribuito a diffondere. E non usando i nomi già apprezzati di Fellini, De Sica, Antonioni e Rossellini, ma con i misconosciuti maestri “minori” che prendono i nomi di Enzo Castellari, Mario Bava, Sergio Corbucci, Lucio Fulci e Sergio Martino. Considerato tutto ciò, non possiamo che aspettare con ansia ulteriori notizie su questo progetto.
Roberto Del Bove