Nella vita capita di imbattersi in cose su cui, nonostante si venga tentati dal ruolo che si riveste o semplicemente dalla propria indole, sarebbe cosa buona e giusta frenarsi dall’esprimere pareri, o ancora peggio giudizi definitivi.
Il motivo, il più delle volte, è lapalissiano: perché non si è nella condizione per poterlo fare. E non perché non si sia capaci a causa di mancanze addebitabili a colui che si avventura nell’impresa, ma semplicemente perché strutturalmente non si è idonei.
Uno degli argomenti che rientrano in questo genere di situazioni è quello che riguarda la questione dell’aborto, da un punto di vista prettamente legislativo ma anche, e forse sarebbe meglio dire soprattutto, da uno psicologico e morale.
Non bisogna essere di certo degli accaniti femministi per sostenere che è abbastanza evidente il fatto che un uomo, non fosse altro per questioni biologiche, dovrebbe avere non poche difficoltà nell’immedesimarsi in una situazione che – a meno di futuri e clamorosi sviluppi della scienza – non gli capiterà mai.
Poi stranisce ancora di più quando a parlare di aborto è qualcuno che, al di là del ruolo riconosciuto da milioni di persone – ma che rimane inerente soltanto alla sfera spirituale, o almeno così pare preveda la Costituzione -, non solo non dovrebbe mai avere a che fare con l’aborto, per questione di genere, ma che nemmeno si troverà a vivere la possibilità di aver contribuito al concepimento di una vita umana.
Tranne che… ma quello è un’altra vicenda.
Stamane, Papa Benedetto XVI, ricevendo oggi in udienza l’assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita, ha riconfermato le proprie posizioni in tema dell’aborto, lanciando un attacco contro quei medici che a suo dire «inganneano la donna».
Per il Pontefice quella di abortire non è mai una soluzione, né nel caso in cui la futura madre possa trovarsi di fronte a difficoltà familiari ed economiche, ma nemmeno se davanti a sé si presentassero dei seri problemi di salute, per lei e per il nascituro.
Ratzinger disegna il ritratto di una donna quasi in balia di chi le sta attorno e incapace di scegliere ciò che è più giusto per lei: «La donna viene spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto terapeutico».
Il Papa ha concluso dicendo: «L’aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso, la vita familiare».
D’altronde, nel caso di Ratzinger, le referenze parlano chiaro. O forse no.
Simone Olivelli