”Berlusconi peggiora sempre di più”. Non trova parole più forti per aprire la sua intervista a ‘La Repubblica’, il capogruppo del Pd Dario Franceschini, che critica in maniera assai aspra le parole pronunciate dal premier in merito alla scuola pubblica che, a detta di Berlusconi, inculcherebbe nelle giovani generazioni valori diversi da quelli che verrebbero insegnati ai giovani nelle famiglie.
Ed “è patetico” il premier che dice di essere stato travisato nelle sue dichiarazioni, pur trasmesse integralmente da tutti i media. Le parole del presidente del Consiglio, rileva Franceschini, ”scoprono il deserto culturale e la devastazione dei valori di cui è interprete e protagonista. Di fronte alle scuole che cadono a pezzi, alle classi sovraffollate, agli insegnanti con stipendi da fame, anziché impegnare la politica in un grande investimento sulla scuola, l’università, la ricerca, la cultura cioè sull’unica vera risorsa che abbiamo per rendere l’Italia competitiva nel mondo globale, valorizzando i talenti dei ragazzi italiani, il capo del governo, dopo i tagli, demolisce il ruolo degli educatori dei nostri figli”.
L’esponente del Pd non nasconde che sulla scuola ”c’è molto da fare. Il berlusconismo però – avverte Franceschini – ha dato il colpo di grazia; ha rovesciato la gerarchia dei valori che ha fatto forte l’Italia e l’ha sostituita con il mito che vale solo chi raggiunge la ricchezza e la notorietà con ogni mezzo. Un modello televisivo che spiega tante cose. Va ricordato che nelle nostre università negli ultimi quattro anni le immatricolazioni sono calate del 14%; che il numero di laureati figli di non-laureati è sceso al 10% mentre in Francia e in Inghilterra è tra il 35-40%. I giovani – continua il democratico – sono le vittime di un messaggio del tipo ‘cosa conta studiare, quando ci sono mezzi più facili e semplici per fare strada’. Nella scuola bisogna investire sul futuro”.
Quanto alla figura dell’insegnante, gravemente offesa dall’ennesima uscita di Berlusconi, Franceschini ricorda che ”è la metafora della devastazione dei valori compiuta dal berlusconismo: per decenni il maestro era rispettato nella sua comunità, ci si toglieva il cappello per strada. In questo mondo rovesciato, l’insegnante non lo è perché guadagna poco. E solo se sei ricco conti qualcosa. Dopo la fine di Berlusconi, che sia tra un giorno o tra un anno, troveremo macerie non solo legislative ed economiche ma di valori. Il nostro compito più difficile – prendo in prestito Guccini – sarà proprio costruire su macerie”, conclude Franceschini.
Raffaele Emiliano