Il giorno decisivo sarà Giovedì, quando l’epocale riforma della Giustizia approderà in Consiglio dei Ministri. Ma già in queste ore sembra prendere corpo l’altrettanto epocale risposta che i giudici stanno preparando al Ministro Alfano. L’Anm è in allarme soprattutto per una notizia non ufficiale rivelata oggi da Repubblica. Sembrerebbe infatti che il Governo sia intenzionato a presentare una norma transitoria che farebbe entrare in vigore da subito alcune parti della riforma, a partire dal ridimensionamento del Csm e l’autonomia della Polizia giudiziaria.
La prima reazione ufficiale è quella del Procuratore di Milano Armando Spataro, intervistato da Rainews24: “Nessuna delle riforme annunciate serve a far funzionare la giustizia e per rispondere agli interessi dei cittadini.” A rincarare la dose è il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: “La riforma della giustizia proposta da Berlusconi è in realtà un’enorme ingiustizia: premia i delinquenti e mortifica le vittime”.
Gli argomenti di scontro restano quelli minacciati dal Governo: separazione della carriere tra giudice e Pm, potenziamento dei poteri del Ministro della Giustizia, il quale potrà promuovere azioni disciplinari contro i magistrati, riduzione dei poteri del Csm che subirà uno sdoppiamento.
Il commento più duro arriva dal procuratore di Trani Francesco Messina: “Se dovesse passare la devastazione della giustizia che si legge sui giornali, non saranno pochi coloro che penseranno seriamente di cambiare lavoro. Ritengo che nessuno di noi abbia studiato e agito, mirando al modello di magistrato che si vorrebbe imporre.” Per questo è necessaria una mobilitazione immediata da parte della magistratura, “una risposta in tempi rapidi – riprende Spataro – che non consista nell’ennesimo, per quanto ottimo e condivisibile, comunicato stampa.” Si pensa quindi ad uno sciopero generale. Ma sebbene sia questa la parola d’ordine che inizia a circolare fra i palazzi di Giustizia, la decisione è delicata e sembra destare non poche preoccupazioni all’interno del Csm, dove si vocifera: “Facciamo uno sciopero, bene. E poi? Ne facciamo uno ad ogni passaggio parlamentare?” Soprattutto perché il cammino della riforma non si presenta per nulla facile: una proposta di legge che arriverà alle Camere come “un cavallo di razza” per poi uscirne come “un ippopotamo”, ripete da giorni lo stesso Silvio Berlusconi, il quale ha riaperto i giochi sulla Giustizia proprio quando sono ripartiti i suoi processi. Una situazione che porterà il centro destra ad essere determinato sui tempi di approvazione. Fini, e Napolitano permettendo.
Cristiano Marti