Al Teatro India di Roma martedì prossimo Vincenzo Pirrotta porta in scena “Terra matta”, adattamento scenico dell’emozionante autobiografia di Vincenzo Rabito sulle peripezie, le furbizie e gli esasperati sotterfugi di chi ha dovuto lottare tutta la vita per affrancarsi dalla miseria.
Un bracciante siciliano ogni giorno, dal 1968 al 1975, si chiude a chiave nella sua stanza e senza dare spiegazioni a nessuno, ingaggia una personale lotta contro il proprio semi-analfabetismo, digitando su una vecchia Olivetti la sua autobiografia. Una dopo l’altra scrive 1027 pagine di “maletratata e molto travagliata e molto desprezata” esistenza: dal mattatoio della Prima e poi Seconda Guerra Mondiale al sogno fascista del grande impero coloniale in “uno miserabile deserto”, dall’ipocrisia, la confusione e la fame del secondo dopoguerra alla scalata sociale e al benessere con un matrimonio combinato negli anni Sessanta. Un viaggio a ritroso nel tempo che parte dal testo per comporre sulla scena un diario di straordinarie memorie da consegnare alla coscienza dei posteri.
«L’adattamento ha recuperato il testo originale – racconta il regista Pirrotta – 1200 pagine senza punteggiatura con un ipertrofico uso del punto e virgola. Rabito ne era innamorato chissà cosa gli comunicava quel segno. Ho condotto un’operazione di editing al contrario, recuperando passi che nell’edizione Einaudi erano scomparsi».
Teatro India, Roma
Terra matta
15 – 20 marzo 2011
dall’autobiografia di Vincenzo Rabito pubblicata da Giulio Einaudi Editore
adattamento, regia e impianto scenico Vincenzo Pirrotta
http://www.teatrodiroma.net