Il sentore è che l’ordine di scuderia impartito ieri sia stato tassativo: sul nucleare indietro tutta. Sarà per questo che il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, nuclearista convinto della prima ora, ha ieri preso le distanze da quell’ entusiastico “andiamo avanti” scandito dal governo a poche ore dal disastro di Fukushima per approdare a un più cauto “dobbiamo riflettere”.
“È un momento di riflessione – ha spiegato il ministro intervenuto ieri a Borgo Sabotino, nei pressi di Latina – Tutti devono fermarsi un attimo: il sistema Paese, il governo, i tecnici che devono capire cosa sia meglio fare. Dobbiamo capire se gli stress test in Europa garantiscono sicurezza a tutti. E anche se in Giappone l’evento è stato assolutamente straordinario e imprevedibile per le dimensioni della portata sia del terremoto che dello tsunami – ha ribadito Romani – dobbiamo riflettere“.
Dichiarazioni nel segno della cautela, volte a sottolineare come la decisione che verrà presa dal governo non potrà comunque prescindere dalla concertazione con gli altri Paesi europei (che stanno gradualmente prendendo le distanze dall’atomo) e con le realtà territoriali. “Non si possono fare scelte non condivise da tutti – ha scandito il responsabile dello Sviluppo economico – e senza l’adesione delle comunità locali e delle Regioni“.
“Per quanto – ha subito precisato il ministro – non è una retromarcia e sarebbe inappropriato discutere oggi di uno stop definitivo al programma nucleare”. Ma a raffreddare gli entusiasmi dei nuclearisti sono giunte ieri anche le dichiarazioni di due illustri esponenti, che nei giorni scorsi si erano generosamente spesi per caldeggiare il ripristino delle centrali nucleari nel nostro Paese.
“Serve una pausa per imparare dagli errori fatti” ha detto il presidente del Forum per il nucleare, Chicco Testa, mentre il noto oncologo Umberto Veronesi, adesso alla guida dell’Agenzia per la sicurezza nucleare ha rimarcato: “Prendiamoci una pausa di riflessione profonda per decidere con coscienza, prudenza e intelligenza”. Bocce ferme, dunque, come suggerito anche dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo: “È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare – avrebbe confidato ieri la pidiellina ai colleghi di governo – Bisogna uscirne, ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare niente”.
Maria Saporito