UNA PORZIONE A SETTIMANA – Un pesce alla settimana per contrastare il rischio di degenerazione maculare, una delle patologie più rischiose per la vista. A sostenerlo è un recente studio statunitense condotto dalla Harvard Medical School di Boston, secondo il quale consumare almeno una porzione di pesce con frequenza settimanale può diminuire, quasi della metà, il rischio di insorgenza della malattia. Pesci con carne scura o comunque quelli che hanno un maggior contenuto di acidi grassi omega 3, come il salmone e il tonno, riducono nelle donne il pericolo di sviluppare la degenerazione maculare senile del 42%. La ricerca è stata pubblicata sugli Archives of Ophthalmology.
LO STUDIO – Gli studiosi americani hanno analizzato i dati di una precedente indagine, che aveva coinvolto 38 mila donne, monitorate per ben dieci anni, durante i quali hanno compilato periodicamente dei questionari sulle abitudini alimentari e sullo stato di salute, registrando la quantità di pesce consumata da ognuna di loro all’interno della propria dieta quotidiana. Delle migliaia di donne coinvolte, 235 hanno sviluppato la degenerazione maculare: le assidue consumatrici di pesce, che lo mangiavano almeno una volta la settimana, avevano una probabilità inferiore, circa del 42%, di ammalarsi rispetto alle donne che consumavano pesce una sola volta al mese. “Questi dati prospettici – spiegano gli studiosi – indicano che il consumo regolare di acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA) – i principali acidi grassi del gruppo omega3 – riducono significativamente il rischio di sviluppare la degenerazione maculare”.
LA MALATTIA – La degenerazione maculare, che colpisce soprattutto le persone over40, è una malattia della vista che peggiore progressivamente e, se non riconosciuta e contrastrata tempestivamente, rischia di compromettere seriamente la vista e di causare la cecità. Si tratta di una malattia che colpisce una zona centrale della retina chiamata macula, comportando la diminuzione del campo visivo e/o con una deformazione delle immagini che costituisce il sintomo premonitore più importante.
Adriana Ruggeri