Yara: il cerchietto indossato e il mistero delle ferite sul corpo

Omicidio Yara. Continuano le indagini sul delitto di Brembate. In attesa che vengano resi noti i risultati degli esami autoptici, delle analisi anatomopatologiche e delle perizie effettuate dagli uomini della polizia Scientifica e dei Ris di Parma, continuano a far discutere i numerosi punti interrogativi che, dopo quasi un mese dal ritrovamento a Chignolo d’Isola del cadavere della tredicenne Yara Gambirasio, scomparsa a fine novembre, contribuiscono ad avvolgere l’omicidio nelle fitte trame del mistero.
L’attenzione di chi segue il caso dall’indomani di quel 26 novembre scorso, quando Yara uscì dalla palestra e incontrò i suoi aguzzini, è concentrata ancora una volta sulle strane ferite rinvenute sul corpo della giovane ginnasta e sugli indumenti che indossava: tutti apparentemente messi in ordine. Secondo qualcuno, Yara portava persino il cerchietto.

Le ferite che non hanno ucciso. Colpi sferrati prima o dopo la morte, con quale arma e soprattutto perché? Sono queste le prime domande che ci si pone davanti al giallo di Brembate, dove una tredicenne è stata uccisa forse con un colpo contundente, forse a causa del freddo, di certo non per i tagli presenti sulla pelle.
Questa sembra essere una delle poche certezze confermate dalla conferenza stampa indetta dalla Procura di Bergamo, con l’intento di informare la stampa sui nuovi sviluppi delle indagini, ma che ha finito soltanto per alzare un polverone di polemiche a causa degli innumerevoli “non so” pronunciati dal Massimo Meroni, il procuratore aggiunto che si è presentato ai microfoni.
Il cadavere della ragazzina è segnato da diversi tagli – all’altezza della gola, dei polsi e della schiena – ma tutti poco profondi o comunque non tali da darle la morte e dunque ci si continua a chiedere: perché l’assassino si è accanito su Yara? Partendo dal presupposto che l’aggressione sia stata frutto di un approccio sessuale finito malamente, l’omicida ha colpito la vittima per intimorirla o ha fatto scorrere la lama soltanto dopo averla uccisa? Sembra strano che non siano stati ritrovati grosse macchie di sangue sugli indumenti: ciò potrebbe far pensare che i tagli siano stati realizzati quando all’interno del corpicino della tredicenne non vi era più pressione sanguigna? Ma se le cose stessero così, difficilmente si potrebbe parlare di assassino disorganizzato e colto da un raptus di follia.
Poi vi è la ferita a X che si interseca con due linee parallele: il procuratore Meroni si è impegnato a fondo nello smentire il possibile significato simbolico, e dunque la validità dell’ipotesi di una matrice esoterica all’origine del delitto, dei segni ritrovati nella zona lombare del cadavere, però poi ha aggiunto di non aver visto le foto del cadavere e dunque non si capisce su quali basi si poggi la sicurezza circa la casualità della ferita.

Yara indossava anche il cerchietto. Stamane L’Eco di Bergamo Yara indossava anche il cerchietto quando è stata ritrovata morta sul campo abbandonato nella periferia di Chignolo d’Isola, località distante dieci chilometri da Brembate di Sopra. Se questo dettaglio fosse confermato dagli investigatori, andrebbe ad arricchire lo scenario surreale che circonda il delitto: la ragazzina è stata uccisa, ma i vestiti erano tutti a loro posto. Un predatore sessuale che, sconvolto dal rifiuto ricevuto, uccide la propria vittima ricompone con dovuta cura l’abbigliamento di quest’ultima? Gli inquirenti, a tal proposito, hanno smentito la possibilità che qualcuno abbia potuto rivestire il cadavere dopo averlo spogliato. Si è parlato del reggiseno appena slacciato e nulla più: sembra così strano che qualcuno sia riuscito ad aggredire con foga la giovane, colpendola anche alla testa, ma nello stesso tempo sia stato capace di non farle cadere nemmeno il cerchietto che portava per fermare la sua chioma.
Quanti dubbi, quante apparenti incongruenze: la speranza è che tutti i pezzi di questo puzzle trovino il proprio posto per andare a ridisegnare l’atrocità di un omicidio con troppi perché senza risposta.

Simone Olivelli