Berlusconi: Gheddafi cessi il fuoco, poi la mediazione

L’umore del presidente del Consiglio in questi giorni è altalenante. Stretto tra i problemi con l’ex amico Gheddafi e le polemiche interne (ultima quella sulla neonomina del ministro Romano), Silvio Berlusconi fatica a risalire la china. A colloquio con Il Corriere della Sera, il premier ha ieri consegnato le ultime impressioni sulla scivolosa questione libica, indicando una condizione senza la quale è impossibile ipotizzare la fine delle operazioni: Gheddafi deve cessare il fuoco. E sull’opposizione ha detto: da loro non mi aspetto più nulla di buono.

L’Italia che non è in guerra – Assente ieri pomeriggio al Senato, in occasione del dibattito sulla crisi libica, Silvio Berlusconi si è  fatto raggiungere al telefono da un giornalista de Il Corriere della Sera, al quale ha consegnato gli ultimi aggiornamenti sul coordinamento della missione “Odissea all’Alba”. E non solo. “Abbiamo ottenuto non solo il pieno coordinamento Nato di tutte le operazioni della missione – ha spiegato il Cavaliere – ma anche l’applicazione puntuale della risoluzione dell’Onu. La coalizione è impegnata a difendere la popolazione civile, l’Italia non è entrata in guerra e non vuole entrarci. Era tutto già chiaro da sabato, quando la missione è stata decisa – ha continuato Berlusconi – Ne ho parlato con il premier inglese David Cameron e con il segretario di stato americano Hillary Clinton, ed erano perfettamente d’accordo”. L’unica resistenza era e continua ad essere quella del francese Sarkozy, a cui la crisi libica pare aver risvegliato antichi “appettiti”. Ma il presidente del Consiglio preferisce non trattenersi sull’argomento: “Quella della Nato è un’assunzione piena di responsabilità – ha tagliato corto il premier – Ripeto, sono tutti d’accordo, c’è solo qualche resistenza da parte francese“.

Non è tempo di mediazione – E interpellato sul futuro della Libia, il presidente del Consiglio non ha nascosto preoccupazione per l’immediato futuro: “In questo momento – ha spiegato – nessuno può dire qualcosa di certo sugli esiti e sulla durata della missione. Mi sembra che ancora una mediazione non sia matura. La pensano così anche Vladimir Putin e personalità come l’ambasciatore libico Abdulhafed Gaddur che conosce bene la situazione a Tripoli. Gheddafi – ha proseguito il premier – è ancora fiducioso di potercela fare perché ha il controllo pieno della capitale. Siamo tutti tesi a chiedere a Gheddafi un vero cessate il fuoco, la fine delle ostilità da parte del Colonnello – ha scandito Berlusconi – è la condizione sine qua non si può avviare alcuna mediazione. Dopo si potrà aprire la fase della diplomazia”. E dalla Libia all’Italia il passo è breve: per il presidente del Consiglio l’atteggiamento di sostanziale “chiusura” ostentato in questi giorni dall’opposizione è solo l’ultima dimostrazione della mancanza di responsabilità nazionale: “Il centrodestra, quando era all’opposizione, si è comportato in maniera diversa su temi così cruciali per il Paese – ha ricordato il premier – Ma ora abbiamo l’opposizione che abbiamo e non mi aspetto nulla di diverso. D’altra parte sono gli stessi che organizzano, dovunque io vada, squadre di contestatori che mi aspettano urlando ‘mafioso, mafioso’ (è accaduto recentemente a Torino, ndr). Il mio governo i mafiosi li sta arrestando come mai in passato – ha concluso Berlusconi – ha inasprito le norme per il carcere duro, ha sequestrato miliardi di beni alle cosche. E il mafioso sarei io?”.

Maria Saporito