Poche concessioni – Il discorso pronunciato ieri dal presidente siriano Bashar al-Assad ha lasciato l’amaro in bocca a quei cittadini ancora fiduciosi che qualcosa potesse cambiare nell’immediato. Le fumose promesse di Assad, di abolire le legge speciale del 1963, e di iniziare una stagione di riforme, vengono accolte con freddezza dai siriani che sono scesi in piazza nelle ultime due settimane. Ad aumentare la rabbia, la mancanza di vero un mea culpa sulle vittime provocate dagli agenti di sicurezza. “Questa è la fine della Siria – si sfoga un giovane di Daraa, regione in cui sono nate le prime manifestazioni anti-regime – Questo atteggiamento riesce solo a irritarci di più, avrebbe almeno dovuto scusarsi per tutti quei morti”. Anche gli analisti siriani, che comprensibilimente vogliono rimanere anonimi, sottolineano l’inconsistenza del discorso di Assad:”Le dichiarazioni dei Paesi vicini allla Siria, che sostengono il regime, hanno permesso ad Assad di fare poche concessioni. Le riforme sono state citate nel quadro di un piano che è già in corso d’opera. In questo modo Assad ha affermato che non sta reagendo al malcontento del popolo, sottintendendo che questo malcontento non c’è”.
Il comitato giuridico – Intanto il regime ha annunciato la creazione di un comitato giuridico per la riforma della legge speciale, in vigore dal 1963. L’agenzia filo-governativa Sana ha annunciato che “sotto la direzione del presidente Bashar al Assad è stata istituita una commissione giuridica che si occuperà di studiare l’abolizione della legge sullo stato d’emergenza”. Un modo per prendere tempo, dato che ad Assad basterebbe mezza giornata per cancellare la legge. Ma, come ha spiegato nei giorni scorsi il consigliere presidenziale Buthayna Shaaban, l’abolizione entrerà in vigore “solo dopo l’entrata in vigore di una legge detta sul terrorismo”. In parole povere significa che il regime ha intenzione di sostituire la legge speciale con una legge simile, nata con gli stessi intenti e che ottenga gli stessi risultati: limitare la libertà del popolo siriano. La legge del 1963, ricordiamolo, è in vigore dall’arrivo del partito baathista la potere (mezzo secolo fa) e permette alle guardie del regime di “fermare eventuali presunti dissidenti e di convalidare il loro fermo sulla base di accuse come attentato alla sicurezza dello Stato“.
Claudio Forleo