Il primo infarto è un avvertimento inutile per 6 pazienti su 10: Allarme “problemi di cuore”. Esperti cardiologi, riuniti nel congresso dell’Anmco (l’Associazione, nazionale, medici cardiologi ospedalieri) a Torino ieri, hanno denunciato scarsa attenzione da parte di chi soffre di patologie cardiache riguardo la propria condizione di salute. 6 volte su 10, infatti, chi ha già subito un infarto arriva ad averne un secondo a causa della scarsa osservazione dei consigli medici. Più della metà delle volte, insomma, pazienti cardiopatici perseverano nell’errore di condurre ad esempio una vita sedentaria o di un’alimentazione troppo grassa e scorretta, dedita a fumo o alcol, mettendo a repentaglio la propria vita una seconda volta. Il dato si riferisce in particolare al Piemonte. Se per i “nuovi” dell’infarto il rischio di mortalità si aggira intorno al 3%, il dato preoccupante riguarda i decessi di chi invece, nonostante un primo avvertimento, ha ignorato le direttive del cardiologo. Ogni anno 10000 piemontesi subiscono un infarto, per 4000 di loro non si tratta del primo avvertimento e almeno1 su 5 muore entro l’anno per non aver modificato il suo stile di vita.
Responsabile la scarsa osservazione delle cure : Il più alto tasso di abbandono delle cure avviene da parte di notte e uomini under sessanta che sottovalutano il ruolo della prevenzione e delle cure ritendendosi in qualche modo fuori pericolo poichè non troppo avanti con l’età. Sedentarietà, alimentazione scorretta, vizi e stravizi, poi, fanno il resto. Dati dimostrano infatti che se è diminuita la mortalità a causa dell’infarto, è aumentata quella post attacco di cuore a causa della scarsa osservazione delle direttive che i pazienti ricevono. Il primo infarto, insomma, per i fortunati che escono indenni dall’esperienza, deve essere considerato un campanello d’allarme da non prendere sottogamba in grado con la sua apparizione di comunicarci la necessità di qualche cambiamento nella nostra vita per continuare a trascorrerla in modo sereno.
Anna Paola Tortora