Fukushima – Sempre e solo brutte notizie dal Giappone. Mentre sulla centrale nucleare che ha terrorizzato il mondo per giorni, inizia a calare uno strano disinteresse (a livello globale), la stampa nipponica rende noto che nell’acqua marina posta davanti al reattore numero 2 dell’impianto, c’è una concentrazione di ionio radioattivo “7,5 milioni di volte superiore al limite legale”. Una notizia che sorprende fino ad un certo punto, dato che quell’acqua è stata utilizzata, più volte, nel tentativo di raffreddare i reattori. E il valore sarebbe addirittura più alto se il rilevamento non fosse stato fatto il 2 aprile, prima che la Tepco (la società che gestisce l’intero impianto) riversasse altra acqua contaminata nell’Oceano Pacifico. Una scelta terribile, quest’ultima, che ha provocato la reazione furibonda della vicina Corea del Sud. Ma secondo il governo del Giappone, sempre meno convincente e più ambiguo, sarebbe “il male minore“ e che non c’è alcun pericolo per la salute. Viene molto difficile credergli.
La seconda brutta notizia è che, nelle regioni colpite dallo tsunami dello scorso 11 marzo, potrebbe a breve svilupparsi un’epidemia di tifo fluviale. E’ quanto sostiene il quotidiano tedesco Spiegel, nella sua versione online, che cita l’Istituto nazionale giapponese delle malattie infettive. Ed un primo caso sarebbe già stato diagnosticato, dieci giorni dopo il sisma, proprio nella provincia di Fukushima. Intanto la Tepco ha annunciato di avere intenzioni di offrire risarcimenti alla popolazione che abita nei dintorni di Fukushima. Soldi sotto forma di “rimborsi per le spese mediche, per il reddito perso a causa dell’evacuazione e per il costo della vita”. Ma, come sottolineato da altri giornali, in questa offerta ci sono due cose che non quadrano. Dove dovrebbe prendere i soldi una società come la Tepco, le cui azioni alla Borsa di Tokyo sono diventate carte straccia? E come mai si riversa acqua radioattiva nell’oceano e si sostiene che non c’è pericolo per le persone che si mantengono a trenta chilometri dall’impianto, quando poi ci si offre di risarcirli e di pagare le spese mediche?
Claudio Forleo