Baudo contro Vespa: “Centocinquanta” finisce in lite

Vespa, Centocinquanta – Non andranno in onda le ultime due puntate di “Centocinquanta“, il programma condotto da Pippo Baudo e Bruno Vespa. Ieri sera, a causa di uno share troppo basso, circa il 12%, è andata in onda l’ultima puntata, la quarta delle sei previste. Inoltre, la puntata si è chiusa con un Bruno Vespa furente che, ha spiegato in seguito, non ha gradito l’immagine proiettata del solo Michele Santoro a rappresentare la storia della classe giornalistica.

Il programma, che nasceva dall’intento di celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, ha ripercorso usi e costumi del nostro paese a partire dal 1861 in poi. Un’idea non certo malvagia, ma che non ha dato i frutti sperati a causa di una percentuale troppo bassa di share. A ciò va aggiunta la sfuriata di Vespa di ieri sera che al Corriere della sera ha precisato i motivi del suo comportamento: “non ero stato informato dei volti  storici della Rai che sarebbero stati proiettati alla fine del programma. Quando ho visto che la storia del giornalismo Rai era incarnata solo da Michele Santoro l’ho considerato un gravissimo errore, oltre che una stupida provocazione nei miei confronti. Se Santoro fosse stato inserito nel gruppo di Piero Angela, Tito Stagno non avrei avuto nulla da ridire”.

Sembra anche che ci fossero malumori anche tra i due conduttori: due modi troppo diversi di presentare. Più improntata al varietà la filosofia di Baudo, più pacata e compassata la conduzione di Vespa. Il giornalista di “Porta a porta” avrebbe criticato l’eccessiva presenza di ballerine e attori durante la messa in onda. Vespa respinge anche le accuse di chi gli punta il dito per aver chiuso frettolosamente la puntata: “poiché avevamo già largamente sforato e trovavo ridicolo che dopo la conclusione prevista con la banda del Carabinieri fosse stato inserito a mia insaputa un altro pezzo dell’ottimo Edoardo Bennato, ho deciso di chiudere la trasmissione. Nessun abbandono del programma, ma solo un tardivo ritorno alle regole”.

Rosario Amico