Cimici negli uffici della Polverini

Tre microspie e una telecamera sono state trovate ieri, nel corso di una bonifica, nel palazzo della Regione Lazio. Si tratta di dispositivi funzionanti, piazzati per rubare informazioni in una delle sedi istituzionali più “calde” del Paese. E’ la convinzione del presidente della Regione, Renata Polverini, che negli ultimi mesi è stata bersaglio di “attenzioni” particolari, con due tentativi di furto nella sua abitazione privata di Roma. Coincidenze sinistre, che hanno spinto la governatrice a ipotizzare che alla base dello spionaggio ci sia il tentativo di carpire informazioni preziose sul fronte della sanità che la Regione sta tentando di riformare.

Dai furti in casa alle cimici – Non c’è pace per Renata Polverini: dopo i due tentativi di furto avvenuti negli scorsi mesi nella sua abitazione di San Saba a Roma (apparentemente andati a vuoto), la governatrice ha dovuto ieri fare i conti con una nuova sgradevole sorpresa. Negli uffici della Regione Lazio, che sono stati bonificati, sono state infatti rinvenute tre cimici e una telecamera perfettamente funzionanti, attivati da mani sconosciute per rubare a distanza presunte informazioni preziose. Una delle tre cimici era stata incassata all’interno di una presa elettrica posta a pochi metri dalla scrivania della Polverini, così da poter seguire tutte le mosse della governatrice, quotidianamente alle prese con carte e decisioni che scottano.

I sospetti sulla sanità – Interpellata sull’argomento, l’ex sindacalista ha tentato una spiegazione: “Non so chi potesse avere interesse a spiarmi – ha detto ieri ai cronisti – forse la malavita, forse i servizi deviati, forse qualche azienda che stiamo penalizzando con la nostra azione riformatrice”. Tra le azioni più muscolari che l’amministrazione regionale sta, infatti, mettendo in campo c’è la riforma della sanità, volta a colmare l’immenso “buco” ereditato dalle gestioni precedenti. Per farlo la presidente della Regione, in accordo con la Giunta, ha ideato un piano di “sangue e lacrime”, che prevede tagli per molti ospedali e norme più stringenti per le concessioni da rilasciare alle strutture sanitarie private. Un fronte (quello della sanità) caldissimo, destinato a toccare interessi a più zeri e che quindi – è la tesi della Polverini – potrebbe aver spinto qualcuno a ricorrere a mezzi estremi per ottenere informazioni preziose e tempestive.

Aperto fascicolo – Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo, ipotizzando i reati di installazione abusiva di apparecchiature idonee ad intercettare ed interferenza illecita. Le cimici e la telecamera verranno esaminate per capire quale tecnologia sia stata utilizzata e per comprendere in che periodo sia possibile ipotizzare  la loro installazione. Di certo la Regione Lazio non è nuova a episodi del genere. Già negli scorsi mesi, infatti, nel corso di regolari controlli interni, erano stati trovati 600 badge anonimi che consentivano di entrare e uscire tranquillamente dai palazzi della Regione. E, per accedere alla rete Intranet (la rete di Internet interna), erano disponibili oltre 1200 password in più rispetto ai dipendenti autorizzati. Se a tutto questo si aggiungono gli insoliti furti a casa della Polverini e lo sgradevole precedente di Piero Marrazzo (presumibilmente vittima di un complotto a luci rosse) si può facilmente comprendere come la Regione Lazio possa essere considerata un palazzo eccezionalmente “attenzionato”.

Maria Saporito