Castelli shock: Armi contro i migranti in rivolta

La Lega colpisce ancora: dopo le “bordate” di Maroni e Calderoli, è stato ieri il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli a firmare l’ultima dichiarazione incendiaria sull’emergenza immigrazione. Ospite della trasmissione “Un giorno da pecora” su Radio 2, l’esponente del Carroccio ha ipotizzato l’utilizzo delle armi contro i migranti in rivolta nei centri di accoglienza: “Le violenze degli immigrati – ha spiegato l’ex ministro della Giustizia – potrebbero obbligare le autorità ad usare le armi”. Non solo: invitato a proporre la sua personale soluzione: “Bisogna respingere gli immigrati – ha tagliato corto – ma non possiamo sparargli, almeno per ora“. Una “boutade” che ha suscitato ampio dissenso: “Castelli parla come un uomo di Neanderthal“, ha freddato il dipietrista Massimo Donadi, mentre molti esponenti del Pd hanno invocato le dimissioni del viceministro.

Le armi della Lega – L’ultimo in ordine di tempo è stato il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli. Il leghista ha ieri fornito il suo contributo al quadro che dell’immigrazione hanno tracciato nei giorni scorsi i suoi compagni Roberto Maroni e Roberto Calderoli, spostando l’attenzione dal “diniego” dell’Ue (che ha fatto inviperire i due ministri) alle soluzioni da adottare per “meglio governare” il fenomeno nel nostro Paese. “Bisogna respingere gli immigrati – ha spiegato ieri Castelli, intervenendo alla trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” – ma non possiamo sparargli, almeno per ora”. Una dichiarazione che ha lasciato di stucco i due conduttori e ha suscitato immediate polemiche. “Le violenze degli immigrati, che potrebbero diventare milioni nel corso del tempo – ha rincarato l’ex Guardasigilli – potrebbero obbligare le autorità ad usare le armi perché le controversie internazionali, spesso, come abbiamo visto in Iraq o in Kosovo, si risolvono con le armi”.

Le reazioni di Pd e Idv – Non è tutto: “Questi signori che dovevano già essere rimpatriati – ha continuato il leghista riferendosi ai migranti che due giorni fa hanno animato una rivolta a Lampedusa contro i rimpatri – hanno cominciato a bruciare i materassi. E se poi cominciassero a tirare sassi, pietre e quant’altro? Si risponderebbe con gli scudi e i manganelli perché così si fa nei confronti di qualsiasi cittadino italiano che non rispetta le disposizioni delle autorità di pubblica sicurezza. E se uscisse qualche arma e cominciassero a sparare – ha incalzato Castelli – noi cosa dovremmo fare?”. Parole forti, che hanno subito incrociato la ferma riprovazione di molti esponenti politici. “Castelli parla come un uomo di Neanderthal – ha commentato Massimo Donadi dell’Idv – Le sue parole sono un’istigazione all’odio ed alla violenza. Frasi irresponsabili soprattutto se pronunciate da un uomo di governo”. Concetto ripreso da Emanuele Fiano del Pd: “Se il viceministro Castelli confermasse le sue affermazioni – ha spiegato – dovrebbe dimettersi: è una vergogna dire quello che ha detto nei giorni in cui chiediamo alla Ue di comprendere le nostre ragioni”.

La controreplica – Per il senatore democratico Luigi Zanda, Roberto Castelli si dovrebbe vergognare perché le sue parole rimandano al “peggior fascismo“, mentre per Italo Bocchino di Fli le dichiarazioni del viceministro impongono un intervento chiarificatore da parte del governo. Ma l’esponente del Carroccio non ci sta e, informato sulle reazioni indispettite consegnate dai suoi contestatori, ha controreplicato: “Ritengo di avere usato un linguaggio semplice e comprensibile per tutti. Chi vuole continuare a reagire in modo condizionato è libero di farlo, ma – ha concluso Castelli – il ‘politicamente corretto’ tra il popolo italiano sta passando di moda”.

Maria Saporito