Ballarò, 300 puntate – Sono momenti importanti questi. Trecento puntate è un record non di poco conto e Giovanni Floris vuole rendere onore al suo Ballarò dimostrando a tutti i telespettatori che il suo programma è tanto moderno quanto utile. L’occhialuto giornalista nuovamente ritenta la missione del far chiarezza, visto che nel panorama politico ve ne è davvero poca. Per riuscire bisogna concentrare la puntata su una figura chiave che accomuni tutto e tutti: Silvio Berlusconi. E’ lui infatti l’oggetto del desiderio e la perfetta base su cui costruire poi tutto il resto. Si inizia quindi con l’argomento processi e giustizia tanto per scaldare da subito l’ambiente. Gli esponenti della maggioranza ovviamente non si fanno attendere con Roberto Cota pronto a criticare apertamente servizi e domande, rinforzato poi dalle parole e tesi di una Maria Stella Gelmini davvero premurosa nel difendere il premier dalle accuse dure che li riserva l’opposizione, questa volta rappresentata da Enrico Letta del PD.
Fronti estremizzati – Già dopo pochi minuti traspare una costante che segnerà tutti i dialoghi successivi: l’assoluta contrarietà delle parti. Uno parla, espone a tutti le sue idee per poi venire prontamente smentito dall’altro con una tesi totalmente agli antipodi, mostrando una visione delle cose davvero slegata dai fatti ed impossibile da conciliare. O sei di un fronte, oppure di un’altro. Non esistono più le vie di mezzo o gli scambi di idee ed opinioni. Addirittura ad un certo punto, aiutati anche da un vispo Mario Sechi, i presenti in studio si sono bisticciati sul significato del termine “populismo”, una parte sia triste che nello stesso tempo esilarante. Arriva quindi il bravo Pagnoncelli a riportare serietà alla serata, mostrando statistiche comunque sempre legate alla figura di Berlusconi e del suo Governo. Ne viene fuori una Italia scontenta, critica e preoccupata su tutti i punti più importanti di questi ultimi anni (lavoro, immigrazione, giustizia, economia), un monito negativo verso l’operato di tutti i ministri che la Gelmini ovviamente non manda giù.
Rabbia e caos – Ecco quindi arrivare altre critiche, poi rispedite al mittente da Letta con tanto di altre statistiche che illustrano gli imponenti tagli alla istruzione pubblica. La miccia che fa scoppiare il caos. I toni moderati d’un tratto vengono sostituiti con urla e litigi, ove tutti dicono la loro cercando di prevaricare l’altro con rabbia e decisione. Ne viene fuori quindi un bel pasticcio che Floris non riesce più a governare. Letta e l’esponente FLI Perina difendono l’importanza della scuola, mentre la maggioranza replica che questi tagli non esistono, bensì vi sono delle “limitazione delle risorse, giuste ed obbligate”. Risponde allora il giornalista di Repubblica Giovanni Valentini con un sentito e chiaro“Vergognatevi!!” E noi ci fermiamo qui. E’ vero, la puntata andrà avanti parlando di quel bilancio che si deve pareggiare entro il 2014, ma i commenti a proposito saranno poco saporiti. E’ stato invece quell’attimo di confusione e rabbia la parte proprio più chiara di tutta la serata. La nostra politica ormai è preda di un combattimento senza esclusione di colpi, due fazioni che lottano duramente senza più regole che tengano. In ballo vi un paese in crisi e debole, mentre il popolo che ha perso fiducia (oltre che il lavoro) scuote la testa da ormai troppo tempo. Trecento puntate per arrivare ad un punto davvero basso e buio. E forse non è ancora finita.
Riccardo Cangini