Giappone, nucleare: tracce radioattività nel latte materno

Latte radioattivo. Il governo nipponico ha annunciato che in recenti analisi sono state riscontrate tracce di radioattività nel latte materno. L’indagine è stata svolta dal 24 al 28 aprile e ha coinvolto 23 donne tra i 20 e i 30 anni residenti nelle prefetture di Tokyo e Fukushima. In sette di esse sarebbe stati  rilevati valori alterati e sostanze nocive, in particolare lo iodio radioattivo, in quantità comprese tra i 2,2 e gli 8 becquerel/kg. La notizia è riportata dall’agenzia nipponica “Kyodo News”, citando fonti interne alle autorità del Paese. La salute di madri e figli tuttavia sarebbe inattaccabile.

Nessun rischio. Secondo le autorità i lattanti non sarebbero esposti ad alcun pericolo. Infatti, i risultati della ricerca non desterebbero preoccupazione presso il governo giapponese, poiché, per i limiti di legge, il latte materno può essere considerato radioattivo solo se le sostanze nocive superano la quantità di 100 becquerel/kg. Tuttavia, le madri non possono dormire totalmente sonni tranquilli. Infatti, sebbene i risultati riscontrati non siano allarmanti, a livello sanitario e scientifico non è possibile escludere a priori eventuali rischi per i propri figli. L’interrogativo concerne appunto la sicurezza nucleare e l’azzardo del governo nipponico di voler puntare in futuro ancora sulla stessa risorsa energetica.

Alimenti vietati. Il disastro nucleare di Fukushima potrebbe quindi avere conseguenze ancora più catastrofiche per tutti i giapponesi. Infatti, il terremoto dell’11 marzo scorso ha esposto l’intero Giappone a potenti radiazioni che potrebbero fortemente condizionare la vita dei residenti nelle zone colpite nel prossimo futuro. Nella fattispecie, diversi tipi di verdure, pesce e latte crudo provenienti da aree in prossimità dell’impianto nucleare sono già stati vietati a causa di alti livelli di radiazione rilevata nei campioni. Un ingente pericolo per la salute: impossibile nutrirsi di prodotti locali, sono divenute indispensabili le importazioni dall’estero e da altre zone del Giappone.

Emanuele Ballacci