Primo maggio di beatificazione, di tradizionale concertone, di bandiere bruciate. Se a piazza San Giovanni ieri sera Caparezza ha presentato la nuova versione del tricolore sempre meno tri, con tanto verde e pochissimo rosso che tuttavia, a detta del cantautore, sembrerebbe essere comunque all’origine di tutti i mali italiani nonostante la sua quasi invisibilità, a Torino, qualche ora prima, altri vessilli venivano dati al fuoco. Erano le bandiere della Cisl, messe al rogo da un gruppo dei cosiddetti antagonisti che a margine di un comizio della segretaria torinese della Cgil Donata Canta, hanno così voluto ribadire il proprio dissenso dalle decisioni intraprese negli ultimi mesi dal segretario Raffaele Bonanni.
Slogan e invettive – A fare da cornice sonora all’episodio, che si è verificato quando già buona parte dei presenti aveva già lasciato la piazza, diversi slogan. A essere presi di mira, non solo i sindacati considerati traditori ma anche l’intero campionario formato da rappresentanti della politica e dell’imprenditoria.
All’ormai noto “Da Pomigliano a Mirafiori, siete il sindacato dei traditori” diretto contro i leader Cisl, si sono aggiunti gli striscioni che hanno tentato di fare una sintesi dell’attuale momento politico italiano: “Crisi-nucleare-guerra e politici schifosi. Cacciamoli tutti“.
Le reazioni – All’indomani dei fatti accaduti a Torino, l’attenzione è posta sulla presa di distanza da parte dei politici. Se il candidato sindaco del capoluogo piemontese per il centrosinistra, Piero Fassino, ha definito “un atto di stupidità e inciviltà” la scelta di bruciare le bandiere della Cisl, aggiungendo anche che “non è con il sopruso, l’intolleranza e la violenza verbale che si aiuta il sindacato e il mondo operaio a ritrovare l’unità“, altrettanto dura è stata la presa di posizione per Michele Coppola che, tra le file del centrodestra, contenderà la carica di primo cittadino all’esponente Pd: “Spero che in futuro quelli che bruciano le bandiere e bloccano i cortei non partecipino più al Primo Maggio e a manifestazioni per il lavoro”.
Simone Olivelli