Bossi gela il Cavaliere: o vota la nostra mozione o cade il governo

Ha l’aspetto di un vero e proprio aut aut la dichiarazione che ieri mattina il leader della Lega, Umberto Bossi, ha rilasciato durante la passeggiata organizzata dal Sindacato Padano sul lago di Como. “O si vota la nostra mozione (sulla Libia, ndr) – ha tagliato corto il Senatur – oppure si vuol far saltare il governo“. Un ultimatum recapitato a Silvio Berlusconi e ai suoi, che da qualche giorno hanno autorizzato i bombardamenti aerei sul Paese di Gheddafi contro la volontà dei leghisti. “Non serve a niente bombardare – ha proseguito il ministro delle Riforme – perché poi la povera gente scappa“. Un concetto, quello dei civili in fuga, rimarcato anche dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che ha prefigurato l’arrivo in Italia di un numero impressionante di profughi libici, i quali – ha precisato Maroni – non potranno essere rimandati indietro.

L’ultimatum di Bossi – “Se non la vota vuol dire che vuol far saltare il governo“: è questa la lapidaria osservazione che il leader del Carroccio, Umberto Bossi, ha ieri consegnato ai giornalisti che lo hanno interpellato sulla presunta crisi libica all’interno della maggioranza. La Lega, com’è noto, ha espresso disapprovazione per la partecipazione militare italiana in Libia e ha fortemente stigmatizzato la decisione del governo di procedere con i raid aerei. Da qui l’idea di presentare una mozione con la quale intende chiedere al governo (e dunque a Silvio Berlusconi) di porre dei paletti, indicando una data ultima, oltre la quale non sarà più possibile usare il braccio di ferro armato contro l’esercito del Rais. Una mozione che – per ammissione dello stesso Senatur – potrebbe valere la sopravvivenza del governo.

I timori di Maroni – “Non serve a niente bombardare – ha ripreso Bossi – ammazzi solo la gente. Poveracci, poi quelli scappano“. Un pericolo, quello dei civili libici in fuga dalla guerra, che toglie il sonno anche a un altro leghista, il ministro Roberto Maroni. “In un giorno – ha riferito ieri il responsabile dell’Interno – sono arrivati 3 mila profughi dalla Libia. Spero non accadrà, ma se continua così la mia previsione di 50 mila arrivi purtroppo si realizzerà. Trattandosi di gente in fuga da una guerra – ha osservato ancora Maroni – non possono essere rimandati indietro e la regola europea è che se i rifugiati arrivano in un Paese devono rimanere lì”. Scenari che impensieriscono moltissimo i leghisti, che devono fare i conti con i malumori della loro base, da sempre contraria all’intervento militare dell’Italia in Libia. Il tutto alla vigilia di un appuntamento elettorale importante, che in alcune zone del Paese acquista il significato di una vera e propria riconferma del governo nazionale.

Maria Saporito