“Ha da passà ‘a nuttata” dice un rassegnato Gennaro Jovine, ancora speranzoso che le difficoltà dell’esistenza possano risolversi, nell’eduardiana “Napoli milionaria”, la commedia del 1945 che inaugura la raccolta “Cantata dei giorni dispari”. A pronunciare la celebre frase, mercoledì sera, in prima serata su Rai Uno, sarà Massimo Ranieri che, dopo lo straordinario successo di “Filumena Marturano” (andata in onda lo scorso novembre), porta sul piccolo schermo la seconda delle quattro opere di Eduardo De Filippo, appositamente tradotte ed interpretate per il progetto “Tv che si fa teatro”. Insieme all’attore napoletano Barbara De Rossi, nel ruolo della moglie Amalia, Enzo Decaro in quello di Settebellizze, Ester Botta in quello della figlia Maria Rosaria, Fabrizio Nevola nel figlio Amedeo. E, ancora, Clara Bindi (Adelaide), Tommaso Bianco (Peppe ‘o Cricco), Luigi Petrucci (il ragioniere), Luigi Pisani (il dottore) ed Enzo Garramone (‘o Miezo prevete).
«Questo spettacolo è molto più articolato di “Filumena Marturano” – spiega Ranieri – perché quest’ultimo parlava di una famiglia borghese mentre in “Napoli Milionaria” ad essere descritte sono le viscere di Napoli, cioè i suoi quartieri popolari». Della stessa idea Ennio Morricone che, dopo la prima commedia, firma la colonna sonora anche della seconda.
«Penso che questa commedia sia assolutamente attuale – continua Ranieri – Lo Jovine di De Filippo, di ritorno dalla guerra, ha ritrovato i suoi affetti trasformati in mostri, per colpa della crisi morale che ha colpito i mille vicoli di Napoli. La moglie, da piccola trafficante nella borsa nera, aveva messo su un avido business, sfruttando la fame e la povertà altrui, il figlio era diventato un ladro, mentre la figlia si apprestava a divenire una prostituta. Un dramma, quest’ultimo, molto avvertito a Napoli, dove nel ’44 circa 25mila ragazze campavano in questo modo».
Un ruolo, quello di Gennaro Jovine, molto sentito da Ranieri per quella fermezza morale, grazie alla quale riesce a rimettere insieme i pezzi della sua famiglia andata in frantumi, che tanto gli ricorda suo padre. «Gennaro è un piccolo, gigantesco eroe – conclude l’attore – Alla fine, riferendosi non solo alla condizione di salute della figlia piccola ma anche alla situazione in cui riversavano amici e familiari, l’uomo dice ‘Ha da passà ‘a nuttata’. Penso che quella nottata non sia ancora passata, anzi credo che la crisi morale con gli anni si sia addirittura aggravata». Come dargli torto…
Valentina De Simone