D’Alema: Morte Bin Laden duro colpo al terrorismo

Dall’uccisione di Osama Bin Laden alle minacce ventilate dal Colonnello contro il nostro Paese. Il presidente del Copasir, Massimo D’Alema, intervistato questa mattina da Maurizio Belpietro nel corso della trasmissione televisiva “Mattino 5”, ha fornito la sua istantanea del complicato momento politico “La morte di Bin Laden – ha notato – rappresenta un duro colpo al terrorismo, ma la battaglia non è finita”. E sul fronte libico: “La situazione è preoccupante – ha ammesso il dirigente del Pd – Non vedo un’azione politica forte, capace di affiancare le azioni militari”. Quanto all’attesa votazione sulla mozione della Lega che chiede al governo di porre dei paletti alla partecipazione militare italiana in Libia: “Alla fine – ha tagliato corto D’Alema – si impapocchierà un documento confuso per fare contenti tutti”.

Duro colpo al terrorismo – Prima la notizia del giorno: la morte del terrorista internazionale più ricercato degli ultimi 10 anni. “Sicuramente l’operazione rappresenta un colpo duro al terrorismo – ha commentato questa mattina Massimo D’Alema – ma io condivido il sentimento della Chiesa che dice non si gioisce per la morte di un uomo. Se Osama fosse stato catturato e processato sarebbe stata per la nostra civiltà una vittoria ancor più significativa. Comunque non c’è dubbio – ha ribadito il numero uno del Copasir – il terrorismo ha avuto un colpo. La battaglia non è finita, ma si è dimostrato che non sono invincibili”. Tanto da incoraggiare nuove trattative: “Io credo che in questo momento – ha ripreso D’Alema – si potrebbe provare a raddoppiare gli sforzi in questa direzione. Da questo punto di vista l’uccisione di Bin Laden accelera i tentativi di trovare una via d’uscita politica dal conflitto”.

La crisi libica – Quanto alle minacce di Gheddafi che tre giorni fa ha rimarcato da una tv libica la volontà di portare guerra all’Italia: “La situazione della Libia è preoccupante – ha ammesso il dirigente del Pd – non si vede una via d’uscita da questo conflitto. Io penso che l’intervento militare fosse necessario. L’alternativa era assistere al massacro di migliaia di oppositori che si battevano per la democrazia. Ma è chiaro che con gli attacchi aerei – ha continuato il presidente del Copasir – non si risolve il conflitto. In tutto ciò non vedo la politica, e mi preoccupa. Per abbattere Gheddafi è fondamentale isolarlo, e in questo momento non è isolato. Ci sono Paesi confinanti della Libia attraverso i quali gli arrivano aiuti, sostegni. Io – ha ribadito Massimo D’Alema intervistato da Maurizio Belpietro – non vedo un’azione politica forte che affianchi le azioni militari”.

Una mozione pasticciata – E sulle “beghe di casa nostra”: “Qui non si tratta più di Libia o terrorismo – ha commentato l’ex ministro degli Esteri interpellato sulla mozione leghista che dovrebbe essere votata oggi (o domani) alla Camera – ma di campagna elettorale. La Lega ha dovuto digerire una decisione che non condivideva (quella di ‘benedire’ la partecipazione del contingente italiano alla guerra in Libia, ndr). Ora deve far vedere ai suoi elettori che loro contanto. Quindi si impapocchierà un documento confuso per accontentare tutti. Speriamo che l’immagine iternazionale del nostro Paese, già caduta piuttosto in basso – ha concluso D’Alema – non precipiti ulteriormente. Quando si partecipa a operazioni così complesse bisognerebbe cercare di comportarsi seriamente”.

Maria Saporito